Regia di Bill Condon vedi scheda film
Basato sul libro WikiLeaks dei giornalisti David Leigh e Luke Harding e su Inside WikiLeaks di Daniel Domscheit-Berg, Il quinto potere è la storia romanzata del sito che avrebbe potuto cambiare drasticamente l’idea contemporanea di giornalismo. Perché nella società dell’informazione, del controllo e del vacuo opinionismo, WikiLeaks pubblica documenti governativi, riservati e confidenziali, segreti militari, mail e dati che nessuno può raggiungere. E li pubblica integralmente, senza censure. Unredacted, direbbe De Palma. La missione? Rivoltare le verità comunicate pubblicamente dal potere, preservando la privacy delle fonti e lasciando alla stampa il compito d’analisi, redazione e divulgazione. Ci sono ovvie conseguenze per il bene individuale, per quello comune. E prezzi da pagare. Dai primi convegni di geek all’affaire Brad Manning, il film guarda alle vicende con gli occhi di Domscheit-Berg, che ha cofondato il sito con Julian Assange e che poi l’ha abbandonato: ne esce il ritratto di un Assange moralista pubblico che non conosce etica del privato (anche sentimentale), un film che finge di racchiudere in sé le complicate e paradossali questioni etiche sull’ambiguo argomento, ma è solo sicuro delle proprie risposte. Tra il biopic e il thriller, mero intrattenimento civile di bassa lega, scialbo, risibile spettacolo cyberkitsch. Sull’argomento è meglio recuperare We Steal Secrets - WikiLeaks di Alex Gibney. E, per lo svago, qualsiasi altra baracconata hollywoodiana.
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