Regia di Bill Condon vedi scheda film
Che il personaggio di Julian Assange sia a dir poco controverso, è pacifico; che non sia completamente un delinquente, ma neppure un eroe, è altrettanto comprensibile. Eppure la versione proposta da questo Il quinto potere, che tende più alla criminalizzazione e alla messa in ridicolo di Assange, pare francamente inutile: nè sbagliata, nè malevola, semplicemente inutile. Non è di alcun interesse scoprire inediti risvolti psicotici o manie di grandezza e comportamenti infantili da parte del co-fondatore di Wikileaks; sarebbe invece stato più opportuno che la sceneggiatura di John Singer, dal già parecchio critico libro di Harding, Leigh e Domscheit-Berg Inside Wikileaks, avesse raccontato qualcosa di più sulla portata epocale, rivoluzionaria del sito e del suo messaggio (nell'era digitale tutto è di dominio pubblico, per farla breve), che avesse fatto più della cronaca - venendo al punto - che del gossip. In ciò Il quinto potere assomiglia pericolosamente a The social network (David Fincher, 2010), nel quale il potente padre padrone di Facebook, Mark Zuckerberg, veniva in sostanza ritratto come un arrogante squilibrato dedito assiduamente all'alcol. Detto ciò, la confezione di questo lavoro è senza dubbio molto buona e la scelta di Benedict Cumberbatch come protagonista - la sua somiglianza con Assange è strepitosa - è azzeccatissima; nel cast ci sono anche Daniel Bruhl, Stanley Tucci, Laura Linney, Peter Capaldi e altri nomi di fama internazionale. Alla luce di tutto questo, ci si poteva aspettare qualcosa di più, certamente. 4/10.
Ascesa ed esplosione di Wikileaks, sito che nel 2010 ha rivelato pubblicamente un'enorme mole di documenti secretati riguardanti la guerra in Afghanistan, scombinando le diplomazie del pianeta e rivoluzionando il mondo dell'informazione.
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