Regia di Bertrand Tavernier vedi scheda film
Al numero 37 del Quai d’Orsay di Parigi c’è il Ministero degli esteri francese. A capo del ministero c’è un politico, Alexandre Taillard de Worms, che è un signore alto, risoluto, fanfarone ma a suo modo geniale. Per lui lavorano giorno e notte decine di persone, fra cui Arthur Vlaminck, un giovane ambizioso addetto ai discorsi ufficiali. Succede di tutto, al 37 del Quai d’Orsay: riunioni, contro-riunioni, scritture, riscritture, fogli che volano, porte che sbattono, libri che volano. Tutto vero, o quasi. Sicuramente tutto esagerato: Taillard de Worms sarebbe infatti la caricatura di Dominique de Villepin, ministro degli esteri francese dal 2002 al 2004, mentre dietro Arthur ci sarebbe Antonin Baudry, autore con Christophe Blain del graphic novel Quai d’Orsay - Chroniques diplomatiques da cui Tavernier ha tratto il suo film. Un’opera frenetica, comica e concitata come il ministro di cui racconta le gesta, pallonaro con un talento innato per la politica che cita Eraclito, Tintin e I ponti di Madison County e cambia di continuo i tre incrollabili principi della sua visione. Il ritmo è indiavolato, quasi impossibile da seguire, e ribalta con il proprio caos i tentativi della politica di mettere ordine nella Storia. Perché dietro questa politica francese da macchietta c’è in realtà una riflessione molto amara e cara a Tavernier: la sconsolata ammissione dell’impotenza della democrazia e dell’inutilità delle parole.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta