Regia di Sébastien Lifshitz vedi scheda film
Dopo il caso de "Les Invisibles" (che purtroppo non sono riuscito ancora a vedere), il bravo e impegnato regista Sebastian Lifshitz, da sempre dedito a tematiche e argomentazioni incentrate sull'omosessualità, si spinge ancora una volta nel territorio del documentario, sviluppato nuovamente sotto forma di intervista: concentrandosi questa volta, a differenza del precedente film citato poc'anzi, su un personaggio solo. Uno solo perché Jean Pierre Pruvot, divenuto in seguito Marie Pierre Pruvot, ma per molti sempre e solo "Bambi", ha una vita molto ricca e singolare che a raccontarla ne esce appunto un mediometraggio davvero tenero ed interessante. La storia del primo transessuale ufficialmente riconosciuto di Francia, divenuto famoso poco dopo aver lasciato la sua nativa Algeria per la capitale francese, dove divenne una star del vaudeville presso il locale Carroussel assieme alle due "colleghe" Coccinelle e Capucine, è raccontata per singole impressioni dalla protagonista ormai ultrasettantenne, che tradisce senza possibilità di inganno ancora i tratti fini e solari del bel volto femmineo da valchiria che per oltre 3/4 della sua esistenza caratterizzarono il suo statuario portamento tutt'ora rintracciabile nonostante il passare indiscriminato ed inesorabile del tempo.
Utilizzando spezzoni d'epoca, vecchie foto di famiglia, ripercorrendo i luoghi e l'abitazione della gioventù in occasione di un suo tardivo ritorno in patria, e soprattutto puntando la macchina sul volto sereno di Marie Pierre, Lifshitz approfondisce con grazia e rispetto la conoscenza quasi intima ma pudica e solare di questo personaggio a suo modo straordinario per la forza di volontà che lo spinse a seguire a tutti i costi una scelta difficilissima e piena di incognite: una vita trascorsa tra lo sfavillio di paillettes e lustrini per incantare un pubblico che la rese una star completa nel suo genere estroso e colorato; ma anche una donna di spettacolo che ebbe il coraggio (che manca invece a quasi tutti i personaggi dello settore) di ritirarsi per tempo. E lo fece cessando di utilizzare il suo apparire ma sfruttando invece la cultura e gli studi conseguiti alla Sorbonne in gioventù, per divenire dopo la trentina un'insegnante apprezzata ed amata dai propri alunni.
"Bambi" è un documentario a tratti appassionante in cui non può non rimarcarsi la delicatezza di un regista che quasi si nasconde, si mette in disparte al servizio della sua protagonista, riuscendo a metterla gradatamente sempre più a suo agio per darle modo e tempo di aprirsi ad esprimere con naturalezza e suggestione le emozioni e gli stati d'animo che la hanno condotta a compiere, oltre un cinquantennio addietro, la scelta più importante, fondamentale e coraggiosa della sua vita.
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