Regia di Pasquale Festa Campanile vedi scheda film
Un altro risultato piuttosto modesto per Festa Campanile, autore qui anche del soggetto, ovvero il romanzo omonimo su cui ha sceneggiato Ottavio Jemma. Gazzara e la Muti avevano appena girato insieme Storie di ordinaria follia, un mezzo sfacelo, e non offrono una prova molto migliore con questa Ragazza di Trieste: ritmo bassino, dialoghi poco convincenti, la Muti ancora nella sua prima fase di attrice, quella in cui la sua espressività poteva paragonarsi a quella di un minerale. Nel finale viene pure rasata a zero, per complicare le cose. Ma perlomeno i nudi, nel corso dei cento minuti di pellicola, non si lesinano e per fortuna: Festa Campanile con un certo compiacimento ci mostra tutto - ma proprio tutto - il corpo della protagonista più e più volte, per la gioia degli occhi dei fans. Come nel film di Ferreri dell'anno prima, è l'incontro-scontro fortunato e creativo (per l'artista-Gazzara) di due solitudini, come per il film di Ferreri dell'anno prima è difficile entusiasmarsi in tanta piattezza.
Un fumettista incontra una bella ragazza: scoppia la passione, ma lei è in preda a forti turbe psichiche. Infatti fa dentro e fuori da una clinica per malati mentali.
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