Regia di Stefano Sardo vedi scheda film
Non di solo fast food vive il contemporaneo. Ora anche l’arte del cucinare s’è tramutata in spettacolo televisivo e fenomeno editoriale, a suon di ricettari con endorsement di starlette e reality show. E lo chef è divenuto - al pari del commentatore sportivo e del critico cinematografico - il secondo lavoro di tutti (lo testimonia la macchietta del vescovo di Herlitzka in La grande bellezza). In questo panorama Slow Food Story narra una storia esemplare, che di questa ossessione gastronomica, di cui è anche responsabile, racconta le premesse politiche, le ricadute sociali: ritratto di Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, il film ripercorre la cronologia di un’eccellenza e di un’eccezione, divenuta modello. Il rapporto stretto e dichiarato tra i frutti della terra e la salute, tra il buon cibo e l’agire politico, è anche la storia di un uomo che ha creduto con lungimiranza e pervicacia nell’investimento locale contro le logiche del consumo globale, difendendo i piccoli produttori e riaprendo, tramite questi, una pulsante vena economica chiusa dai tempi. Il documentario, incentrato sulla magnetica figura di Petrini e sulla sua biografia, è prima di tutto un ottimo filmato pubblicitario: prossimo all’agiografia, glissa su certe inevitabili contraddizioni del sistema Slow Food, che si limita fugacemente ad accennare. Neo: comincia a essere una moda perniciosa il ricorso a elementari animazioni come punteggiatura.
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