Regia di Max Mazzotta vedi scheda film
Comparso in poche tavole di Giorno di Andrea Pazienza, tra un sudicio appartamento e aule ignoranti del Dams, al cinema Enrico Fiabeschi s’è guadagnato spazi maggiori: chiave d’adattamento in Paz!, con molti volti schiantati sulla sua faccia gommosa, in Fiabeschi torna a casa conquista titolo e intero film. Lasciato dalla compagna che lo manteneva, oggi 40 anni e sempre fuori corso, saluta Bologna e torna a casa, nel cosentino. E se sui muri di Paz! si leggeva «mai tornare indietro, neanche per prendere la rincorsa», come Enrico anche Max Mazzotta fa spallucce. E torna, lui che ha avuto sorti migliori a teatro, al personaggio di culto cinematografico che l’ha consacrato. Così scrive, interpreta, dirige il film, compone e canta canzoni che mettono in copia (carbone) Brunori SAS e propone uno spinoff che è una vera e propria performance: una maratona attoriale, un boato audiovisivo di virtuosismi stilistici che lasciano al palo il pauperismo televisivo di Paz!, gratuiti e stucchevoli, trasognati e coerenti con la visione alienata di Enrico. «Sappi portare la tua croce», Fiabeschi: sei uno sbrindellato racconto di formazione tardiva, con una morale che finge di non prendersi sul serio («la casa siamo noi») e stereotipi pseudotrasgressivi da cinema all’epoca delle Film Commission. Un film normativo su fallimento e maturità. Un esorcismo personale del regista. Un Pazienza (pur)troppo educato, nonostante nel finale, a scuola, regni l’anarchia.
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