Regia di Stefano Lodovichi vedi scheda film
Affrontare temi di scottante attualità non porta automaticamente a realizzare un buon film. Questo ne è un ben triste esempio. Due studenti hanno un rapporto sessuale in una scuola superiore di Bolzano e la loro performance finisce in rete. Il tema non è nuovo ed è stato trattato decine di volte negli ultimi vent’anni. Solo che qui non accade assolutamente altro e la pellicola avrebbe potuto essere oggetto tutt’al più di un cortometraggio, per giunta privo di qualsivoglia tensione. Invece, ci si perde in una interminabile serie di inquadrature fisse e primi piani accompagnati da una colonna sonora pretenziosa in cui si scimmiotta uno stile che dovrebbe più o meno rimandare al sound di un Miles Davis o di un Gato Barbieri rivisitati in maniera approssimativa. Qualcuno è riuscito ad individuare nel film una sottile analisi del senso di disperata solitudine tipico dell’adolescenza. Il problema è che i due protagonisti della vicenda non sono in alcun modo rappresentativi della loro generazione. Fortunatamente, milioni di giovani fanno un uso ben diverso e più intelligente delle opportunità che la rete e gli attuali mezzi di comunicazione offrono loro. Un’altra incongruenza è data dalla completa assenza di figure adulte, genitori o altri, in una vicenda che li vede inevitabilmente coinvolti in un contesto sia famigliare che sociale. I dialoghi costruiti su banalità disarmanti e stucchevoli luoghi comuni sono peraltro affidati ad una recitazione che definire amatoriale è quasi un eufemismo. Il film si trascina faticosamente verso un finale all’acqua di rose e ai confini dell’assurdo. I due giovani, attraversando a piedi i boschi dell’Alto Adige, fuggono in Austria dove, si suppone, vivranno a lungo felici e contenti! Che roba è? Uno scherzo?
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