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Aquadro

Regia di Stefano Lodovichi vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Aquadro

di alan smithee
5 stelle

La prima storia d'amore coinvolge due sedicenni diversi ma coesi, che si vengono incontro rinunciando ognuno a parte del proprio mondo per assecondare l'altro e cercare di completarsi.Fino a quando il mondo invidioso prova a separarli con un crudele colpo di mano.Un esordio onesto che si perde nel finale dilaniato da situazioni troppo da "reality"

Com’è difficile essere “teen”.

Durante una gita scolastica , due sedicenni timidi e a loro modo diversamente riservati, si notano e iniziano timidamente a frequentarsi: Amanda ed Alberto i loro nomi, con quella A che li accomuna ed è al centro del titolo e di un tatuaggio che segnerà l’inizio di una piccola grande tragedia in grado di presentare non solo dinamiche negative.

Se Amanda si presenta come una ragazza dolce, sensibile, carina, legata a sue compagnie e con interessi che spaziano dallo sport alle frequentazioni di amici e coetanei, Alberto invece si presenta come un ragazzo solo per scelta, taciturno e riservatissimo: scarno ed ossuto, bello di una fisicità non omologabile ai canoni classici, il ragazzo si dimostra indissolubilmente legato al mondo delle chat a sfondo sessuale, come unico sfogo, interesse e contatto pseudo-umano con altri esseri viventi.

Le sue confidenze con una ragazza di una sex line lo portano a fidarsi ingenuamente e poco accortamente di chi egli non conosce se non virtualmente, ovvero superficialmente, mettendo in forse tutto ciò che di buono, vivo e reale il ragazzo era riuscito a creare con la frequentazione “sana” di Amanda.

Aquadro vive di momenti di autentica partecipazione all’emozione del primo vero rapporto di coppia da parte di due ragazzi di oggi, che si trovano, diversamente da quello che accadeva solo pochi anni prima, a sapere tutto sulla sessualità ed il rapporto uomo-donna, ma solo a livello teorico e virtuale, trovandosi spiazzati e profondamente contraddetti quando si tratta anche solo di predisporsi ad una sensazione fisica concreta.

Prima di In fondo al bosco, il giovane regista Stefano Lodovichi esordisce nel lungo proprio con questo film che, soprattutto nella sua prima parte, sa essere concreto e sincero nella costruzione di un rapporto tra due sensibilità differenti certo, ma affini e complici.

Purtroppo verso la fine, con il precipitare degli eventi, i dialoghi e le situazioni accusano una certa pesantezza che ne svilisce marcatamente il buon pathos fino a quel momento creatosi nella descrizione di un rapporto di coppia.

E tra battibecchi e scatti di ira “Esci da questa cazzo di stanza!!!”, dice la protagonista in preda all’ira, alla migliore amica), le situazioni ed i dialoghi ci ricordano, con un certo sconforto o almeno una delusione che ci ridimensiona un po’ la considerazione dell’opera, certi dialoghi banali e fastidiosi che sembrano fuoriusciti da quei format televisivi e talent shows insopportabili che ormai dilagano ovunque sul piccolo schermo, Aquadro perde con concludersi della storia molta della freschezza che lo contraddistingueva nella sua prima mezz’ora di racconto, restando tuttavia un esordio di buona fattura, da tenere in considerazione soprattutto il rapporto al suo autore. Valida l’interpretazione dei due coinvolti e partecipi giovani attori protagonisti, che rispondono ai nomi di Maria Vittoria Barrella e Lorenzo Colombi.

E confermando in me una certezza: ben sarebbe riuscire a trovare il modo di togliersi 10 o addirittura 20 anni; piuttosto tornare al periodo d’infanzia; ma mai e poi mai tornare indietro al periodo troppo delicato, nevralgico, shoccante, instabile, ingovernabile, spesso crudele ed ingrato dell’adolescenza. Mai e poi mai, ora più che mai in questa epoca in cui tutto è virtualmente a portata di mano, ma tutto così irreale e distante.

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