Regia di Massimo Coglitore vedi scheda film
Piccolo ma efficace thriller psicologico. La tensione c'è e si sente
Siamo a New York, il noto presentatore Jack Tramell è un uomo di successo, che conduce il quiz televisivo,” tre minuti” ormai da molti anni, è anche un uomo dalla memoria prodigiosa e dalle ottime capacità deduttive, La sua vita va alla grande. Ha 50 anni e una gran notorietà. Il giorno della festa dei lavoratori, mentre sta rientrando a casa, resta bloccato in un ascensore, solo che non è per un’avaria accidentale, bensì un evento doloso provocato da una donna che sta salendo con lui. Costei dopo aver fermato l‘ascensore si toglie una parrucca scura, si gira e colpisce Jack che perde i sensi. Quando si risveglia, si ritrova legato e imbavagliato in balia di questa bionda misteriosa che diventa il suo aguzzino. Sadicamente s’inventa un agghiacciante gioco, che fa da paradossale contrappasso a quello che abitualmente conduce lui, la posta in palio qui è la sua vita, ad ogni risposta sbagliata, minaccia di amputargli parti del corpo. La bionda oscura, determinata, che con piglio crudele, conduce questo macabro indovinello, si chiama Katherine, è una donna assetata di vendetta, convinta che Jack sia il responsabile di un terribile crimine. Cosi veniamo a conoscenza di un torbido traffico di organi umani, partito dal Brasile, paese dove queste atrocità sono purtroppo all’ordine del giorno, di cui sarebbe stato vittima proprio il figlio di Katharine, mentre a beneficiarne, dovrebbe essere stato Jack. Naturalmente non sappiamo se abbia ragione o meno e se Jack veramente si sia macchiato di questo delitto per salvare la sua vita o quella di qualche suo caro. Solo alla fine ci sarà la rivelazione. Questo piccolo ma godibile film claustrofobico è la prova, che non occorre ricorrere a estreme scene “splatter” o “slasher” per raggiungere il giusto “climax” e realizzare la “suspense”, ma basta saper usare la telecamera e soprattutto poter contare su buoni attori. Gli interpreti infatti ci regalano una performance di discreto livello, per una storia semplice ma intensa . La fotografia, cupa e opprimente, funziona a meraviglia, nel tenere la tensione alta. L’ascensore diventa il teatro di una sfida psicologica, fra due persone con segreti mai confessati, che si trovano a fare i conti con i propri demoni interiori. È una guerra di nervi che metterà a dura prova, per opposti motivi, la resistenza di entrambi. Ci sono molti elementi che rendono la storia piuttosto inverosimile, tuttavia usando una bella dose di sospensione dell’incredulità, è possibile gustarsi questo film, anche grazie alla funambolica regia di Coglitore, che riesce attraverso l’uso del dolly e dei carrelli a dare movimento a un ambiente di per sé statico e a mantenere l’atmosfera tesa e angosciante
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