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Zoran, il mio nipote scemo

Regia di Matteo Oleotto vedi scheda film

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La recensione su Zoran, il mio nipote scemo

di mck
7 stelle

Amabile m'altamente tanninica fiaba realistica e proletaria.

Primizie TriVenete (esordi del Nord-Est) : Antonio Padovan (1986) - "Finché c'è Prosecco c'è Speranza" (2017) -- Matteo Oleotto (1977) - "Zoran, il Mio Nipote Scemo" (2013) -- Marco Segato (1973) - "la Pelle dell'Orso" (2016).

Fuoriusciti e frontalieri di pianura, collina e montagna, ovvero: confini e consimili (Gorizia: un po' Friuli, un po' Venezia Giulia, un po' Slovenia).

“El vin fa allegria, l'acqua xè il funeral!”

 


Esordio molto, molto promettente, questa co-produzione italo-slovena distribuita da Tucker Film e scritta dallo stesso regista Matteo Oleotto con l'esperto Marco Pettenello (Carlo Mazzacurati, Andrea Segre, Silvio Soldini e “Finché c'è Prosecco c'è Speranza”) e i giovani Daniela Gambaro (“Cosimo e Nicole”, “Cronofobia” e uno dei primi cortometraggi di Oleotto, “Can Can”) e Pier Paolo Piciarelli (“Chi nasce tondo...”, “Blue Kids” e il soggetto di “Padroni di Casa”).

“La nonna Anja Kovac è morta, finita, andata, kaputt! Ma tu non sei solo, quando tu lanci una freccetta ci sono anch'io con te. Questa mano, non è solo la tua mano: è anche la mia mano, è la mano della povera nonna Anna Kovac, è la mano dei tuoi genitori, è la mano di un'intera stirpe di contadini, è la mano del Signore, Zagor!”

Si percepisce a pelle che il regista possiede e riesce ad esprimere ed utilizzare uno sguardo preciso, sicuro, consapevole. E infatti Matteo Oleotto d'allora (2013, un lustro fa) non ha più fatto film (né alcunché d'altro?).

“Alfio, io so come la pensi, però secondo me la religione non serve a niente. Se sei mona e credi in dio, crederai nel dio dei mona.

Ma qui, per il momento, Oleotto costruisce lunghe scene in piano sequenza (semi-fissi o con lenti movimenti dx/sx sull'asse della MdP e in carrellate) che magari possono anche contenere dei piccoli errori (incespicamenti nelle battute) che però non fanno altro che rendere il tutto più realistico.
E, verso la fine, fa (non) compiere un gesto incredibile alla macchina da presa, manovrata dal direttore della fotografia , impedendole di seguire a terra il protagonista nel suo crollo.

“Flucky! Flucky! Noo!! Perché?! Perché?! Perchéee??!!!”

La sottile differenza tra alcolizzato e alcolista.
Una prova d'attore magnifica di un grandioso, rivoltante Giuseppe Battiston, classe '68 {sodalizi di lungo corso con Silvio Soldini, Carlo Mazzacurati, Gianni Zanasi e Andrea Segre, e poi: “la Bestia nel Cuore”, “la Tigre e la Neve”, “A Casa Nostra”, “Notizie degli Scavi”, “Perfetti Sconosciuti”, “Finché c'è Prosecco c'è Speranza” (film che vede la riproposizione di un trio d'interpreti i cui altri due componenti sono Teco CelioRoberto Citran), “Hotel Gagarin” e “Trust”), il maggiore (anagraficamente) e il migliore degli attori di stazza tra quelli di razza italiani, prima di Stefano Fresi, '74 (“Romanzo Criminale”, “Smetto Quando Voglio”, “Noi e la Giulia”, “i Delitti del BarLume”), Gianluca Gobbi, '74 [“Tutti Giù Per Terra”, “Guardami”, “Tu Devi Essere il Lupo” , “Tutta Colpa di Giuda”, “Habemus Papam”, “FdA - Principe Libero” (un grande Paolo Villaggio, il suo), “Mia Madre”, “DogMan”], Daniele Marmi ("i Delitti del BarLume"), etc...}.

 

 

Prima il Film (Sceneggiatura) :
“Af-fi-da-men-to.”
“Cosa? Ma tu sei completamente fuori…!”
“Perché?”
“Ma scusa tre giorni fa volevi addirittura ucciderlo!”
“Era una fase di studio, non lo conoscevo mica bene ancora, dai…!”

Poi il Romanzo (Novellizzazione di GianMatteo Pellizzari) :
“Af-fi-da-men-to tem-po-ra-ne-o.”
“Tu sei completamente pazzo! Com-ple-ta-men-te paz-zo!”
“Perché” domanda Paolo, serafico, sorseggiando un bicchiere di bianco.
“Forse perché tre giorni fa volevi mollarlo in autostrada legato al guardaril [sic]?” ironizza Giustino.
“Era una fase di studio, non lo conoscevo mica bene, ancora.”

 


Cast artistico completato da Roberto Citran, Teco Celio (questi due si ritroveranno assieme a Battiston per, come già ricordato, battezzare un altro buon esordio, 4 anni dopo, quello di Antonio Padovan con “Finché c'è Prosecco c'è Speranza”), Riccardo Maranzana (Ernesto), Marjuta Slamic (Stefanja), Ivo Barisic (il dottor Vrtovec), Ariella Reggio (l'anziana signora) e gli esordienti Rok Prasnika (Zoran) e Doina Komissarov (Anita). Cameo di Sylvain Chomet (“les Triplettes de Belleville”, “l'Illusionniste”, “Attila Marcel”) nel ruolo del Guru delle Freccette.

Cast tecnico all'altezza, in gran spolvero, convincente. Fotografia di Ferran Paredes Rubio [“Non Uccidere” (dal quale non importa la saturazione blu), “Indivisibili”, “l'Ora Legale”] che regala nel prologo un gioco di taglio di luce non male. Montaggio di Giuseppe Trepiccione (le prime opere di Claudio Cupellini e Claudio Giovannesi, poi un po' persosi, in attesa di “Cronofobia”). Musiche, ottime, di (“Don”) Antonio Gramentieri e Sacri Cuori.

 


Lacrime di Fanciulla” di Enrico Cosulich per Sfeltrinelli [*] e “Lampi sull'Isonzo” di Giulio Previati per Eiraudi (i “due capolavori” che hanno permesso al giovane Zoran Špacapan, di madrelingua slovena, d'impadronirsi senza reticenze dell'aulico idioma italico (s)padroneggiando su di esso a suon di ascrivere, indottrinare, fandonìe, peritare, prodigare) sono rintracciabili tanto quanto “la Fin Absolue du Mond” di Hans Backovic (un altro capolavoro, proiettato una sola volta durante un festival catalano). 

 

 

I personaggi del film, ripresi dal PdV della ragazzina Anita, (ri)vivono in un breve racconto scritto a 4 mani da Battiston e Oleotto, “il Furgoncino Giallo”:
“Io, da Giustino, ci vado i giorni dispari. Appena finisco di studiare. Ci vado quando c'è il sole, ci vado quando nevica, ci vado quando piove. E il cielo friulano, un cielo con il broncio incorporato, non è certo avaro di pioggia! Prendo la bici, pedalo per mezz'ora e mi lascio i palazzi dietro le spalle, costeggiando il fiume e i filari delle viti. In realtà basterebbero venti minuti, ma io pedalo piano per tre motivi. Primo motivo...”.

 


Non si può non amare un film che, oltre ad essere, per usare un termine stra-abusato e inflazionato ma una volta tanto corretto, una fiaba (realistica e proletaria), contiene una battuta di dialogo che comprende il segmento “...il figlio illegittimo di Virdis...”.

Voto: * * * ½, un 7 pieno, tondo, convinto.

 

PS. “Muto devi stare, muto!”  

[*] Un pensiero per Inge Feltrinelli (Gottinga, 24 XI 1930 - Milano, 20 IX 2018).     

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