Regia di Matteo Oleotto vedi scheda film
Bell'esordio di Matteo Oleotto,grande prova di Battiston.
Paolo Bressan,ex giocatore di rugby, trascorre le sue giornate da Gustino,gestore di un'osteria in un piccolo paese della provincia friulana.E' un quarantenne borioso,cinico e sgraziato,con i capelli sempre unti e in disordine ,col vizio del vino, ma anche della bugia,che lavora svogliatamente in una mensa per anziani e prova incessantemente a riprendersi Stefania, la sua ex moglie,che in barba alla sua riottosità, continua a "stalkerare"fastidiosamente, Ma la situazione cambia improvvisamente, quando irrompe nella sua vita, il nipote Zoran, un quindicenne strambo, unica "eredità"di una zia slovena defunta e tutrice del sedicenne Zoran, in realtà ragazzino timidissimo, ma colto, che parla un italiano aulico ed è un fenomeno con le freccette.Accortosi del talento del nipote, Paolo sarebbe intenzionato a speculare sulla sua abilità,facendolo partecipare ad un torneo per vincere i sessantamila euro in palio e così dare una svolta alla sua vita,ma l'uomo propone e Dio dispone e le cose andranno diversamente.
Opera prima di Matteo Oleotto,37 anni di Gorizia,che dedica questo lavoro a una regione, il Friuli,spesso dimenticata dalla cinematografia, ai piccoli paesi, dove l'osteria è l’unico passatempo, quando piove e fa freddo e diventa imprescindibile luogo di incontro e aggregazione, dove come dice il regista "s’incrociano volti, notizie, esistenze, frustrazioni e passioni" e il vino spesso è il solo compagno di uomini disillusi e soli,la storia è semplice ma intensa e forte, di un realismo immediato e puro.
Zoran,è un film che parla con tenerezza e delicatezza di emarginati,usando una grazia ironica e raffinata, i suoi personaggi,dalla morbida pronuncia,sono irrecuperabili alcolisti ,ma anche persone simpatiche e miti. Giuseppe Battiston,finalmente protagonista, è assolutamente straordinario, nel suo ruolo di cialtrone, egoista,misantropo e superficiale,nonchè venale e cinico.
Chi ha praticato o vive in un piccolo centro, può capire, quanto diverso sia il ritmo e la qualità della vita,le dinamiche relazionali sono più profonde,la comunità è costituita da elementi identificabili,con delle storie personali che sono patrimonio comune,una dimensione a misura d’uomo,di contro al logorio della grande metropoli dai tempi sincopati,molto dispersiva, che trasforma tutti in anonimi cittadini.
Oleotto ci regala un affresco preciso di questo mondo,che al di la del clima freddo e umido e dei paesaggi suggestivamente plumbei, ci illustra una bella umanità, fatta di confidenze, complicità e tanta solidarietà.
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