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Zoran, il mio nipote scemo

Regia di Matteo Oleotto vedi scheda film

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La recensione su Zoran, il mio nipote scemo

di zombi
8 stelle

al confine tra friuli e moldavia si consuma l'ennesima voglia di vita di un personaggio "bigger tha life" come bene o male siamo tutti. incastrati in una vallata, in uno di quei paesini composti dalla chiesa, 4 case e il bar, paolo bressan è un molesto quarantenne che gira con un furgoncino tutto scassato. la sua vita si consuma tra la cucina di una cooperativa che da da mangiare agli anziani, già morti come dice paolo,  il bar di gustino(un ottimo teco celio) e casa sua dove si ferma forzatamente a dormire a causa del posto di blocco dei carabinieri che lo perseguitano per la sua ostinata guida in stato di ubriachezza. quando dalla moldavia gli arriva l'eredità di una zia defunta, il viaggio non gli porterà niente di sperato, se non un nipote cresciuto tra le quattro mura di casa che ha imparato l'italiano su due romanzi che lui reputa "capolavori". i primi 20 minuti di presentazione sono quasi un capolavoro. e basterebbero solo quelli per regalare a GIUSEPPE BATTISTON un posto nella storia del cinema, nella recitazione della sua vita. poi il film tra alti e alcuni bassi regala comunque una ricerca di riscatto di un uomo allo sbando a rischio infarto e cirrosi. la profondità rustica di una provincia isolata ma a ridosso di un'altra infinita parte di continente, porta ad indagare la ricerca spasmodica di una pretesa felicità altrove, ovunque ma non dove si è, dando dannatamente la colpa al buco di culo in cui si vive. quando poi un altro film(LA PRIMA NEVE) ci insegna che tutta questa voglia di partire "per sparire per sempre e non tornare mai più", alla fine può semplicemente non arrivare mai(e parlo sempre del personaggio interpretato da battiston). gli attori sono spettacolari nel dar vita a questa dualità ben separata, tra alcolizzati e votati alla salvezza divina, quasi isterica nella loro ricerca di una verità apparentemente irraggiungibile. madonna ragazzi quanto siamo infelici, troppo indaffarati a dar retta alla nostra poca autostima, da non accorgerci(non avere gli strumenti)per riconoscere che la felicità se volessimo la potremmo toccare con un dito.

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