Regia di Matteo Oleotto vedi scheda film
Se questo film è segnalato fra le cose migliori della "nuova" commedia italiana, allora siamo messi proprio male, sia a livello di critica cinematografica che di spettatori. Oleotto esordisce con un prodotto di poco superiore, o forse no, a una fiction televisiva. Si trova fra le mani un paesaggio come il Carso, il Friuli, e riesce nella gigantesca impresa di appiattirlo, renderlo di cartapesta, posticcio, come i personaggi di questa pellicola. E' tutto palesemente finto, c'è il bar con i beoni, c'è l'alpino che beve, c'è Battiston sopra le righe che beve, c'è il coro alpino, c'è il filosofo da bar, che beve, e c'è uno sfigato sloveno che più irritante non si può, di cui si innamora una tenera ragazzina bellina bellina, bionda con gli occhi azzurri, che pare uscita direttamente dai Cesaroni. Attorno, il nulla. Una noia infinita che finisce con abbondante dose di zucchero, che si sa, si sposa male con il vino. Inutile, sopravvalutato, irritante. Si salva solo il vino bianco, presente in abbondanza, che è poi la morale del film: bere per dimenticare quest'opera senza capo ne coda.
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