Regia di Matteo Oleotto vedi scheda film
Prendi un quarantenne goriziano sovrappeso, alcolista, falso, opportunista e cattivo (Battiston). Mettigli a fianco un sedicenne sloveno che sembra la caricatura di Woody Allen da giovane, occhialutissimo e che si esprime in un italiano a dir poco paludato (Prasnikar). Il primo va in Slovenia sperando in un'eredità. Il secondo è l'eredità del primo… però ha un talento: è un campione a freccette. Così lo "zio" cerca di sfruttare il nipote per fare quattrini. Ne riceverà una lezione di vita.
L'opera d'esordio di Matteo Oleotto ha il coraggio dell'ambientazione provinciale e desueta, del racconto di formazione naïf e sa giocare al meglio la carta del linguaggio antiquato del giovane coprotagonista. Ma il racconto mostra quasi subito il fiato corto, lo sviluppo è stanco e ripetitivo e la vis caustica del cattivissimo Battiston da sola non basta a giustificare il prezzo del biglietto.
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