Regia di Fabio Mollo vedi scheda film
In un paesino calabrese un padre cerca di mandare avanti una pescheria fra mille difficoltà, una figlia si comporta da maschio e alimenta la propria sorda rabbia, un figlio è sparito misteriosamente anni prima. Uno di quei film imperfetti, irrisolti, ma interessanti. Non si parla mai di mafia, perché invade a tal punto ogni aspetto dell’esistenza quotidiana che non c’è bisogno di sottolinearne la presenza: se ne vedono gli effetti appunto in termini di cose non dette, lasciate implicite. Due antagonisti chiusi, taciturni, che non comunicano fra loro e che hanno progetti inconciliabili: il padre aspetta solo che la figlia si diplomi, per potersene andare; la figlia non intende prendere il diploma, per rimanere. Ed entrambi, sia pure in modo diverso, coltivano la memoria dello scomparso: uno custodendo in segreto un borsone con i suoi effetti personali, l’altra abbracciando una barca battezzata Pietro. Finché si concentra sul loro scontro inesploso, il film si fa apprezzare; ma la sceneggiatura, fin troppo evasiva, si concede poi alcune sequenze gratuite e introduce un personaggio fastidiosamente irrilevante come quello di Valentina Lodovini: per fortuna conclude abbastanza bene, con un finale moderatamente aperto alla speranza.
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