Regia di Claudio Insegno vedi scheda film
L'idea di partenza è semplice, ma carina: girare dentro Cinecittà un film su Cinecittà, sfruttando scene e costumi in maniera appositamente approssimativa e ricavandone quindi un relativo risparmio di costi e fatiche, buttando il tutto sul piano della commedia demenziale. Chiaramente però Claudio Insegno non è Mel Brooks, così come il suo team di sceneggiatura (lo sesso regista, suo fratello Pino e Germano Tarricone) si trova anni luce distante dagli standard della premiata ditta ZAZ (Zucker, Abrahams & Zucker); ma nonostante certe sguaiataggini gratuite e nonostante il lavoro punti piuttosto in basso (battutine risibili e facilmente comprensibili, volgarità abbondanti), certo Una notte agli studios è un capolavoro al confronto delle pellicole pseudo-tributi a Hollywood firmate da Ezio Greggio. Enrico Silvestrin e Giorgia Wurth sono i due nomi più importanti fra i protagonisti, ma vanno citate comparsate degne di nota come quelle di Sandra Milo, Eva Robin's, Marco Messeri e Luca Ward (nel ruolo più consistente, fra i quattro appena citati); il cast, in sostanza, non aiuta granchè a riabilitare una storia - sì, volutamente, ma l'attenuante si può concedere solo fino a un certo punto - priva di particolare sostanza. Ah, come dimenticare: in un ruolino c'è anche Pino Insegno, che gigioneggia da par suo; il tributo di Una notte agli studios al cinema italiano di genere passa quindi per le seguenti categorie: poliziottesco / horror / peplum / decamerotico. Meglio comunque dell'esordio registico di Claudio Insegno, tre anni prima, con l'inqualificabile Alta infedeltà. 2,5/10.
Cinecittà sta per essere rasa al suolo per il folle progetto di un ricchissimo magnate americano. Una giornalistucola, con il suo scalcagnato operatore, si ritrova a dover salvare gli studios insieme a due comparse casualmente incontrate dentro Cinecittà.
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