Espandi menu
cerca
Il seminarista

Regia di Gabriele Cecconi vedi scheda film

Recensioni

L'autore

OGM

OGM

Iscritto dal 7 maggio 2008 Vai al suo profilo
  • Seguaci 205
  • Post 123
  • Recensioni 3130
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Il seminarista

di OGM
6 stelle

Possiamo continuare a parlarne in questi termini. Ma difficilmente il dibattito se ne gioverà. Il film di Gabriele Cecconi riassume, nella storia di Guido, un ragazzino entrato in seminario all’età di dieci anni, tutti i principali elementi delle attuali polemiche contro la Chiesa, con particolare insistenza sugli aspetti legati alla sfera sessuale: la demonizzazione della carne, la condanna della masturbazione e dei rapporti prematrimoniali, la regola del celibato per i sacerdoti, per finire con l’omertà dietro cui si cela il terribile fenomeno della pedofilia. A ciò si aggiunge l’accusa di ipocrisia sociale, di discriminazione nei confronti dei più deboli, in un sistema fortemente basato sui favoritismi, sulle raccomandazioni,  sull’interesse rivolto al denaro e al potere politico. Il piccolo protagonista della storia subisce tutto ciò sulla propria pelle, negli anni che lo portano dall’infanzia all’adolescenza: un periodo che egli trascorre per intero dentro le mura di quel mondo appartato, nel quale bisogna studiare, ma soprattutto sottostare ad un regime autoritario, che impone una disciplina in parte imperniata sulla figura astratta di un Dio castigatore (quella predicata dal padre spirituale), ed in parte concentrata nell’atteggiamento cinico e supponente dei cosiddetti educatori (il prefetto). La morale insegnata sembra infinitamente lontana dall’uomo, che esiste solo come soggetto da mettere alla prova, e da giudicare secondo il grado di obbedienza ai  precetti, dottrinali o no, che definiscono il suo ruolo di futuro sacerdote. L’opera, ambientata negli anni cinquanta, ritrae la quintessenza di un cattolicesimo preconciliare il quale, dimentico della sua missione pastorale, sembra volersi riferire soltanto alla conservazione di una rigida tradizione normativa, arroccata su posizioni fortemente dogmatiche, e refrattaria a qualunque apertura verso i reali bisogni della gente (vedi la censura emanata contro don Lorenzo Milani). Il concetto suona vecchio, e non solo a causa della collocazione temporale della vicenda narrata: il racconto, pur efficace, nonché dotato di sfumature ed apprezzabilmente curato nei dettagli, nella sostanza finisce per esaurirsi in una rassegna di esempi stereotipati, non privi di tentazioni sensazionalistiche, frammiste ad accenti da romanzo deamicisiano. Da una parte ci sono i classici scolari (i monellacci, il povero orfano meridionale, il ricco malatino dal cuore d’oro), dall’altra gli istitutori severi e distanti, rappresentanti di un universo adulto sbagliato, ottuso e talvolta crudele.  Il desiderio di utilizzare il cinema come luogo di testimonianza, mediante il registro della cronaca storico-sociale intinta nel lirismo romantico – che rimanda chiaramente ad Ermanno Olmi – si infrange contro lo scoglio del pensiero convenzionale, modellato sulle semplificazioni mediatiche, senza il beneficio dell’approfondimento filosofico. Oggetto della condanna sono la lontananza dalla realtà e l’atteggiamento difensivo della gerarchia ecclesiastica, insieme con la sua incapacità di rivolgersi ai fedeli con messaggi concreti e pertinenti, che non siano generici proclami ideologici (come il famoso invito a pregare per la conversione della Russia). L’analisi, però, non si spinge oltre, per andare a scovare, dentro le fucine della vita religiosa, la contraddizione tra la condotta tenuta dal clero e l’autentico contenuto del Vangelo. Il bersaglio  della denuncia non sembrano infatti essere solamente i “preti cattivi”, perché il discorso investe, in generale, i principi a cui tutti i presbiteri ufficialmente aderiscono (aderivano?) ed esortano ad aderire. È qui semmai che, testi sacri alla mano, occorrerebbe andare a colpire,  per donare alla discussione il giusto spessore morale ed intellettuale, ed elevarne il livello al disopra dei facili pretesti che autorizzano la maggioranza a volgere sdegnosamente lo sguardo altrove, verso  orizzonti “liberi” che poi, nei fatti, sono solamente “vuoti”. 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati