Regia di Luigi Comencini vedi scheda film
con la sensibilità tipica di luigi comencini il film affronta un tema delicato come quello della lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale e correlativamente anche le vendette nei confronti dei fascisti. il tutto partendo da un villaggio sulle prime montagne toscane dove mara, vive coi genitori e il fratellino più piccolo. con una strana colonna sonora tipica degli anni sessanta, il maestro rustichelli ammanta la storia d'amore nascente e difficile tra il partigiano di ritorno a casa e fermatosi per rendere visita alla famiglia del compagno partigiano rastrellato e giustiziato dai nazi-fascisti, e la ragazza del titolo. mara non è una sciocchina, è una ragazza tosta che sa che non vuole che venga deciso per lei. il commento sessantesco accentua questa cosa in tono un pò esistenzial-misterico, creando intorno alla buona interpretazione della giovane cardinale un alone mitico. l'attrice, che si doppia da sè con il suo timbro vocale tipico e che comencini probabilmente individuò come specifico per il ruolo che l'attrice veniva chiamata ad impersonificare, è protagonista della storia fin da subito, dal suo bel profilo in treno mentre la sua voce comincia a raccontare. e se la storia partigiana probabilmente ha bisogno di essere ancora raccontata nei suoi momenti di gloria, di resistenza ad un regime sanguinario e fratricida, ma anche in quelli bui come l'eccidio di porzus, la storia della ragazza di questo partigiano-nome-di-battaglia-bube invece è ottimamente raccontata da questo film e dal libro che non ho letto, e ottimamente retta dal punto di vista registico e di sceneggiatura dal cast tecnico e artistico. ci si rende presto conto come il titolo sia argutamente fuorviante, ma nello stesso tempo pertinente. la protagonista è mara, che anche quando bube fugge per scampare alla giustizia italiana del dopoguerra, che tiene conto del delitto commesso e non dei retroscena ad esso, è caparbiamente aggrappata alla sua vita e alla sorte del suo uomo. anche quando di fronte al tribunale cerca affannosamente di dire qualcosa in sua difesa, è lì per testimoniare che bube ha agito non per il ragazzo che è, ma per il guerrigliero che è stato obbligato ad essere. ed è sempre mara, che di fronte ad uno sconforto lecito di bube nel quale si rammarica che gli amici non gli abbiano impedito di commettere gli omicidi e di averlo abbandonato, che gli rammenta che non è solo, che gli amici sono presenti come lo è lei. alla fine sul treno la voce narrante spiega che all'inizio credeva di non farcela a sopportare quattordici anni di carcere, ma che dopo sette è più forte perchè lo stesso bube è più forte. e incontrando stefano, l'uomo che amò prima dell'arresto di bube, dice che quando bube uscirà avrà 34 anni e saranno ancora in tempo a rifarsi una vita. è proprio vero che quando un'interpretazione è sentita, non c'è trucco che tenga o renda. la cardinale è talmente identificata in mara che è bastato un aggiustamento di taglio di capelli e una sciarpa intorno al collo e la maturazione anagrafica è avvenuta, perchè è grazie allo sguardo consapevole che si cresce e si matura. bel film, da rivedere tra un pò.
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