Regia di Luigi Comencini vedi scheda film
Dal romanzo Premio Strega 1960 di Carlo Cassola, il racconto di una formazione sociale e sentimentale di una ragazza toscana, Mara, nell’immediatissimo dopoguerra, che si innamora di un partigiano detto “Vendicatore”. Nelle pagine del libro, il personaggio di Mara manteneva una condizione esistenziale di importanza fondamentale, che ne esaltava il comportamento disilluso, l’atteggiamento candidamente maturo, le azioni tolleranti. È proprio Mara ad essere meglio trasportata dalle parole alla messinscena filmica, anche grazie ad una Claudia Cardinale splendida (non doppiata), che sarà pure poco probabile come toscanella, ma si impegna molto e va a segno nel ritratto dolce e tenero della sua ragazza di Bube (il partigiano è il vigoroso George Chakiris, appena oscarizzato e poco adeguato). Per il resto, Marcello Fondato trae una riduzione corretta e diligente del romanzo, e Luigi Comencini dirige con sensibilità e partecipe distacco. Prende le parti (come già Cassola fece) di Mara, schierandosi contro i (giustificati? Fino ad un certo punto) furori estremisti dei comunisti post-resistenza, realizzando al contempo un film profondamente antifascista, sia nello spirito che nell’allestimento. Molte scene sono da ricordare (merito, spesso e volentieri, della potenza vigorosa e giovane della Cardinale), ma forse le più struggenti sono i vari addii con Bube e l’epilogo, sette anni dopo la fine del flashback, dove avviene l’incontro con un uomo che avrebbe potuto essere il compagno di una vita. Ecco, l’epilogo è amaro per molte ragioni, sia sentimentali, che politiche, ma anche malinconiche.
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