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La madre

Regia di Angelo Maresca vedi scheda film

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La recensione su La madre

di OGM
6 stelle

A colpi di niente. Il tempo passa seguendo i palpiti di angoscia di un’anziana visionaria, che teme il diavolo e non ha più fiducia in Dio. Il Male le è entrato, un giorno, nelle viscere, e non se ne è mai andato. Adesso è a casa sua, nascosto in mezzo alle statue della Madonna ed alle immagini sacre.  Si annida ovunque, come la polvere, da cui quei teli bianchi non riescono a proteggere gli angeli, i santi, le cose care. Maddalena è stata prima un’orfana, poi una serva, poi una ragazza madre, infine  una giovane vedova. Ed ora ha un figlio quarantenne che fa il prete ed ha un’amante. Un peccatore, che si ribella alla legge del Signore, che obbedisce alle pulsioni della carne, come quell’uomo che, tanti anni fa, l’ha violentata. Da allora la sua solitudine è popolata di fantasmi, che a volte sono figure evanescenti, incubi ad occhi aperti, altre volte sono invece realtà concrete, come quella donna bionda che Paulo va regolarmente a trovare, dopo aver celebrato la messa. Nella paura e nell’orrore si può soffocare; ed è un vuoto spinto quello che circonda la sua mente, che si specchia nelle rarefazioni metafisiche del suo quartiere, fra le algide architetture dell’EUR, deserte perché geometriche senza prospettiva, private delle suggestioni concettuali dei paesaggi alla De Chirico. Maddalena delira: il suo tomento morale non ha corpo, né la dignità di un nome, in mezzo a quel mondo in cui tutto sembra uguale, anonimo, indifferente, come una lunga fila di colonne identiche, che finisce su un muro, e che racchiude il nulla. Il film di Angelo Maresca, liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Grazia Deledda, mette in scena una desolazione dell’anima che non si arrende alla propria vacuità, e cerca di riempirsi di verità colte al volo: di ricordi, di rivelazioni, di riflessioni annotate sulle pagine di un diario. Maddalena sogna e parla, Paulo pensa e scrive, ma le loro idee non si incrociano. Rimangono lì, a mezz’aria, come spettri di rimorsi, di rimpianti, di speranze deluse. Non essere come si vorrebbe, non fare ciò che sembrerebbe giusto: il loro dramma è concentrato nella vanità del vivere, che annulla la volontà, consentendo soltanto il pieno abbandono ad un destino che segna la strada seminando desideri lungo il cammino. Alcuni sono utopie, altri sono tentazioni. Maddalena e Paulo li combattono, su opposti versanti, trasformando le proprie sconfitte in accessi di passione: una furia mistica per lei, una travolgente sessualità per lui.  In questa storia non accade nulla che non sia temuto, sgradito, dannoso: è il racconto di un sangue che sgorga dalle ferite trascinando con sé la ragione, sequestrando il senso dell’agire. Sarebbe bello se questo discorso, uscendo dalle viscere dilaniate e dalla mente allucinata, potesse davvero tradursi in un impetuoso fiume di letteratura, anziché disperdersi nei periferici rigagnoli di un ermetismo troppo meditabondo ed esitante, incapace di tenere il passo con gli eventi. La madre preferisce rifugiarsi nella tiepida poesia delle retrovie, tra i versi un po’ afasici dell’emarginazione. Forse è davvero solo questo, ciò che resta del realismo introspettivo del primo Novecento: brandelli di vita non vissuta, occasioni mancate, sgomento ed impotenza che non sono in grado di darsi una precisa identità.   O forse è solo colpa di chi, pur riuscendo abilmente a dipingere con la vernice incolore, non sa dare voce all’ineffabile fondo del dolore.  

 

Laura Baldi, Carmen Maura

La madre (2014): Laura Baldi, Carmen Maura

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