Regia di Angelo Maresca vedi scheda film
In un confessionale di cristallo il prete Paolo assolve dai peccati un marito fedifrago, ma la sua anima non è trasparente quanto il bizzarro e minimale luogo di fede dove lo riceve. Avvinto da carnale passione alla bella borghese Agnese, il pastore è più smarrito del suo gregge, nonostante i tentativi di redenzione della cocciuta madre Maddalena, decisa a riportare il figliolo sulla retta via (via
sulla quale l’ha indirizzato lei, senza aspettare che il ragazzo fosse colto dalla chiamata).
Maresca, attore teatrale e cinematografico, esordisce nel lungometraggio adattando l’omonimo romanzo del premio Nobel Grazia Deledda, e trasportandolo in una contemporaneità fatta di superfici levigate e algide quanto l’amante platinata del prete innamorato. La messa in scena condensa il binomio di fede & colpa in un risaputo scontro di cromie (glaciali e lividi i marmi scintillanti della chiesa e le vetrate della villa dove il peccato si consuma, saturi e barocchi i rossi e gli ori della casa dove Maddalena combatte - non solo metaforicamente - coi dèmoni del figlio) e in un reiterato abuso del montaggio parallelo che banalizzano il dilemma morale del protagonista fino a ridicolizzarlo. Concepito come un dramma su doppio palcoscenico, La madre somiglia più a un teatro di burattini (non aiuta la rigidità interpretativa di tutti i coinvolti, eccezion fatta per Carmen Maura e per il cameo di Luigi Maria Burruano), racconto di colpa e redenzione ridotto a stralcio di soap opera patinata.
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