Regia di Massimo D'Anolfi, Martina Parenti vedi scheda film
Di Materia oscura avevamo già parlato negli Scanners del n. 18/2013. Auguravamo al film un’uscita in sala: ma dopo mesi dalla presentazione alla Berlinale 2013, dopo gli osanna ovunque, la tenitura dal 2 all’8 dicembre al Cinema Palestrina di Milano (evento speciale sotto l’egida di Filmmaker) è una risposta di cui non possiamo accontentarci. Perché Materia oscura è, semplicemente, il miglior film italiano dell’anno, l’unico per cui, secondo chi scrive, un critico oggi dovrebbe accendersi, quello che più di ogni altro sarebbe necessario invitare a vedere, insieme a Su Re di Columbu, e insistere a difendere. Girato come quest’ultimo in Sardegna, è ambientato dentro e fuori il poligono sperimentale del Salto di Quirra, luogo da cui, dal 1956 al 2011, i governi di tutto il mondo hanno testato nuove armi con conseguenze tragiche sul paesaggio: gli uomini e gli animali muoiono prematuramente, nascono deboli e offesi tra le rovine di una terra che non può più essere madre causa inquinamento. Ma non è un documentario d’inchiesta: non ci sono parole (se non quelle di un procuratore che in radio elenca gli effetti del torio), ci sono immagini e suoni che pensano e ripensano il rapporto tra il mondo e la sua rappresentazione, chiedendosi come sia possibile raggiungere la missione ultima del cinema, filmare l’invisibile, e facendosi coscienza critica, persino oscena, di un documentarismo che sfrutta miseramente lo spettacolo delle immagini di archivio e ricorre automaticamente alla retorica del dolore.
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