Regia di Claude Autant-Lara vedi scheda film
Dal romanzo di Simenon In caso di disgrazia (En cas de malheur, titolo originale del film): una ragazza sbandata, resasi colpevole di furto e tentato omicidio insieme a un’amica che poi è stata arrestata, si rivolge a un celebre avvocato che la fa assolvere giocando sporco (ossia ricorrendo a un falso testimone e svelando certi peccatucci della vittima); poi i due diventano amanti. Da questa sintesi sembrerebbe la storia di una passione senile, e invece proprio la passione è la grande assente. Nel personaggio di Gabin c’è piuttosto un atteggiamento torbidamente protettivo nei confronti della ragazza (la costringe a non bere né spacciare droga, ed è disposto a chiudere un occhio sugli altri suoi uomini); in quello della Bardot, un mix di allegra amoralità e sincero sentimento di riconoscenza per chi l’ha tirata fuori dai guai; in quello della moglie (Edwige Feuillère), la dolorosa disinvoltura di chi ha imparato a stare al mondo; in quello di Interlenghi, la strafottenza di chi considera le donne come sua proprietà; in quelli di segretaria e domestica, solo un certo imbarazzo. Però due ore sono troppe, soprattutto tenendo conto che tutto si consuma nella prima parte e che poi il meccanismo comincia a girare a vuoto; l’edizione italiana è stata tagliuzzata qua e là (fra l’altro dell’unica, brevissima scena di nudo integrale), ma poca roba.
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