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The Spirit of '45

Regia di Ken Loach vedi scheda film

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La recensione su The Spirit of '45

di barabbovich
6 stelle

Il 1945 fu l'anno in cui in Inghilterra il partito laburista vinse in maniera schiacciante, dopo che il popolo aveva urlato il suo "mai più" alla guerra e ai totalitarismi. Era la voce di un paese piegato dalla miseria, vissuto in condizioni impossibili anche nel ventennio tra le due guerre mondiali, nonostante il Regno Unito fosse ancora il più grande impero del mondo (possedeva l'India, il Canada, l'Australia e una parte dell'Africa) mentre la sua gente viveva in condizioni di assoluto degrado: bambini che dormivano in cinque in un letto infestato dalle pulci, madri che morivano di parto perché non potevano permettersi un dottore. La ricostruzione avvenne grazie a un processo che portò a nazionalizzare l'industria, il servizio sanitario nazionale, i trasporti, le miniere, l'elettricità, il gas. Un ministro illuminato come Bevan si preoccupò di fare costruire dignitosissimi alloggi popolari, contribuendo a diffondere finalmente prosperità e lavoro. Dopo gli anni di "lacrime e sangue" voluti da Churchill, arrivarono finalmente i sorrisi sui volti della gente, in un paese ritrovato, unito, solidale, socialista.
A due terzi del film, stop. Brusca virata.
La Thatcher, nel suo discorso di insediamento a Downing Street, nel 1979, cita San Francesco. A quel punto sembra di schiacciare il tasto del rewind. Il tempo si riavvolge su se stesso. Tutto viene privatizzato, a cominciare dal servizio sanitario nazionale. Con esso le miniere, i trasporti e tutto quanto era pubblico, in nome dell'individualismo e del libero mercato.
In occasione dell'uscita in sala del film - qualche mese dopo la morte della Thatcher - Loach ha voluto ricordare la lady di ferro con queste parole: "Non ci dimentichiamo che definì Mandela un terrorista e che prendeva il tè con il torturatore e assassino Pinochet. Come la dovremmo onorare? Privatizziamo il suo funerale. Indiciamo un'asta competitiva e accettiamo l'offerta più bassa. È quello che avrebbe voluto lei". Parole fin troppo cordiali nei confronti di uno degli esseri più immondi del Novecento. Loach non si sforza di essere obiettivo, non riporta le testimonianze degli apostoli di Milton Friedman, né cerca di confezionare un documentario impeccabile: attraverso le sue interviste, tutte in bianco e nero, e il materiale di repertorio, il suo obiettivo è quello di dare voce ai tanti che hanno visto crollare il sogno di una società più equa e solidale: quella nata dallo spirito del '45.

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