Regia di Felix Van Groeningen vedi scheda film
Una bambina muore di cancro, i genitori si disperano e la madre si suicida.
Una storia d'amore: quale sottotitolo più adatto? Alabama Monroe è un film in cui il patetico esonda a più riprese, formalmente corretto ma scorretto dal punto di vista della narrazione: sia nei contenuti, esageratamente drammatici e poi esageratamente spensierati (musica e morte legati indissolubilmente insieme: non in questo modo però, così è inaccettabile), sia nella deliberata intenzione di depistare lo spettatore frammentando il racconto e ricomponendone le tessere in ordine temporale del tutto casuale. L'errore più grave di Felix Van Groeningen, regista e anche autore del copione insieme a Carl Joos con la collaborazione di Charlotte Vandermeersch da un testo teatrale di Mieke Dobbels e Johan Heldenbergh, è quello di posizionare la scena determinante - quella insomma che qualsiasi prima lezione di un corso di base di cinema vi insegnerebbe a mettere in apertura - a metà del film, azzoppando le possibilità di comprensione per il pubblico e sospingendo così buona parte di esso verso lo sbadiglio. Questo nonostante i contenuti cerchino in ogni modo di suscitare emozioni forti: ma nel 2013 ormai il cinema ha mostrato già tutto e neppure una bambina terminale in una clinica oncologica è sufficiente per tenere ancorato (con il sospetto vivissimo di ricatto morale in atto) alla poltrona. Altro momento discutibile è quello della morte della piccola, che avviene dopo 40 minuti; manca oltre un'ora di film e la bambina praticamente non tornerà più: era la protagonista della storia, fino a quel punto. Van Groeningen insomma ce la mette tutta per irritare e/o annoiare, ma "una storia d'amore" è una storia d'amore, fine: il precipizio in cui l'opera si getta è quello della banalità, del risaputo e dell'inverosimilmente gravido di sentimenti facili, adeguatamente dotato di un'allegrotta colonna sonora country (bluegrass, nello specifico) che termina puntigliosamente il lavorio della pellicola finalizzato all'indisposizione dello spettatore. Heldenbergh è anche il protagonista maschile, bravino ma sovrastato dalla collega Veerle Baetens; la piccola è interpretata da Nell Cattrysse. Impossibile averne dubbi: all'Academy Alabama Monroe è stato giudicato meritevole di una nomination quale miglior film mondiale; la sua corsa si è però fermata - ubi maior, minor cessat - di fronte alla Grande bellezza di Sorrentino. Giusto così. 3/10.
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