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Alabama Monroe - Una storia d'amore

Regia di Felix Van Groeningen vedi scheda film

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La recensione su Alabama Monroe - Una storia d'amore

di leporello
6 stelle

A fronte delle poche ragioni che a mio avviso giustificano i successi passati e forse prossimi in ambiti festivalieri di questo “country-melò” di Felix Von Groeningen (in primis: l’ottimo bluegrass che lo percorre tutto come un’arteria vitale, e che, sganciato dalla sua madre naturale americana e trapiantato nel sobrio Belgio ove la vicenda ha luogo, acquista paradossalmente in genuinità e schiettezza; poi la prova della protagonista femminile, un’ottima Veerle Baetens cui vanno lasciati intatti tutti i riconoscimenti ricevuti – peccato che il protagonista maschile Johan Heldenbergh valga al suo cospetto solo la metà -, infine una sceneggiatura accattivante anche se non proprio originale e un po’ ruffiana), molti sono i motivi per cui apprezzarlo solo con moderazione: anzitutto la costruzione temporale, un andirivieni random e vizioso che non ha nessun senso al fine del disvelarsi degli eventi e che riesce solo a confondere le cose e casomai ad allungare di quella mezz’oretta buona assolutamente superflua la permanenza in sala dello spettatore; una conduzione degli attori molto approssimativa (facciamo un piccolo sconto al povero  Heldenbergh e, viste ad esempio le inspiegabili inquadrature della scena sul palco dei due protagonisti che cantano una struggente versione di “If I Needed You”, addebitiamo volentieri una cifra equivalente al regista...); infine, all’interno della stessa sceneggiatura, diversi cali di gusto e di tono, come, ad esempio,  nel momento dello sfogo del povero padre che ha perso la sua piccola e che se la prende con dio, con Bush e col papa in diretta mondiale, o nel parallelismo animico della giovane creatura scomparsa con gli uccelli del cielo.
Strappa un sufficienza risicata, insieme ai motivi di cui all’inizio, l’inquadratura finale sul fatal tatuaggio, che in una frazione di secondo riesce a stravolgere, sorprendendo piacevolmente (ma è forse l’unica volta di tutto il film), l’impianto psicologico dei protagonisti consolidato fino a quel momento. E però, anche, al contempo a dare a qualcuno la pessima idea di distribuire questo film con l’altrettanto pessimo titolo di “Alabama Monroe”.

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