Regia di Felix Van Groeningen vedi scheda film
Storia altamente drammatica dell'ascesa e del declino di una coppia belga segnata irreparabilmente dal lutto. Un musicista bluegrass (country-folk americano di matrice scozzese-irlandese con vocalità gospel e armonie corali), post punk per indole, e una tatuatrice ipertatuata credente devota per educazione famigliare si scontrano con la malattia della figlia e con la conseguente crisi e deriva del loro rapporto di coppia. Destrutturando la sequenzialità dei fatti, costringendo lo spettatore a continui sbalzi emotivi che acuiscono la tensione degli eventi, lo script del Cerchio Spezzato (poetico ed intenso il titolo originale) è una sassata al cuore e un pugno nello stomaco. Con uno scontro frontale contro la religione imperante e il bigottismo, tirando in causa la ricerca scientifica e le cure mediche, le istituzioni e la loro ipocrisia il film viaggia sul doppio binario della tragedia privata e dell'etica sociale. Condito da una colonna sonora di tutto rispetto, cucito addosso a due ottimi interpreti principali, è insieme atto coraggioso (il monologo in teatro di Didier lascia basiti) e denuncia pubblica. La pellicola non lesina momenti di dolcezza e malinconico esistenzialismo. Indubbiamente un buon esempio di cinema indipendente, di personalità e spessore.
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