Regia di Felix Van Groeningen vedi scheda film
Il belga Felix Van Groeningen fece impazzire Cannes nel 2009 quando presentò alla Quinzaine il suo esilarante (ma anche un pò drammatico) "De helaasheid der dingen", impronunciabile titolo più umanamente (ed ironicamente) tradotto in francese con "La merditude des choses": un gruppo di ciclisti nudi e grassi (e probabilmente) ubriachi ha affollato la Croisette facendo il verso ai bizzarri personaggi del film che (non certo il Italia) lo ha reso famoso ed apprezzato.
Quest'anno Van Groeningen torna, ma con un melodramma: abitato anche questa volta da soggetti singolari e dalla spiccata e particolare personalità. Una famiglia di musicisti atipici: non tanto lui, Didier, cowboy fiammingo che vive in camper, amante del genere country e alla testa di una band di un certo successo, quanto piuttosto lei, la bionda tatuatrice (tatuatissima) Elise, bellissima ed intonatissima tanto da far emergere e sfavillare il gruppo musicale.
La perdita tragica e inaccettabile della loro bambina di quattro anni, malata di leucemia porta alla deriva la coppia che non accetta in modo uguale il dolore provocato da una perdita ingiusta e troppo crudele.
E se Elise vive sognando la bimba reincarnata in un uccello, in una farfalla che si posa sulla sua spalla tatuata, Didier si scaglia con tutta la violenza di cui è capace sulle ingiustizie e contraddizioni di un mondo crudele e alla deriva, dominato da interessi economici e da una moralità bigotta e contraddittoria.
Fino ad un epilogo ancora più tragico.
Van Groeningen misura con abilità dramma a sprazzi di allegra follia, quella stessa che ce lo ha fatto conoscere (ed apprezzare); inoltre non rinuncia neanche questa volta ai suoi nudi integrali immersi nel verde della campagna e ci regala un film riuscito e toccante che ci lascia qualcosa dentro. "Alabama Monroe", questo il titolo con cui è stato distribuito il film in Francia, che deriva dalla sovrapposizione sulla pelle della protagonista di due nomi, tatuati in un lembo ancora vuoto del suo bel corpo: due nuove identità necessarie ed indispensabili per affrontare una vita che non potrà mai più essere come quella di prima.
Un dramma efficace nobilitato da due protagonisti che rimangono impressi nella mente: un Didier che ci ricorda, almeno fisicamente, il Kris Kristofferson de "I cancelli del cielo", e una Elise tenera e dolce dalla voce sublime che invece può apparirci esteriormente come una Hunzicher più tragicamente e dolcemente umana e meno banalmente televisiva e scontata di quella che conosciamo.
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