Regia di Calin Peter Netzer vedi scheda film
Mah, non so più che dire.
C’è sta signora ricca e influente, con le conoscenze giuste, utili in uno stato corrotto come il nostro, la Romania. Ha un figlio che la odia (non sarà chiaro il perché) ma che si mette nei guai perché investe un ragazzino. La signora invece ama morbosamente il figlio e farà di tutto per cercare che non venga rovinato dal gesto che ha compiuto. Fine. Niente di originale, dunque, una trama banalotta che mi aspettavo a un ceto punto decollasse, dato che il film ha vinto il Festival di Berlino 2013. Invece no, il film è basato più che altro a evidenziare le notevoli capacità attoriali della signora (l’attrice Luminita Gheorghiu, bravissima) e basta. Costei farà tutte le telefonate, romperà i maroni a polizia e testimoni, piangerà distrutta davanti ai parenti del ragazzino, solo per salvare il figlio, che invece non può vederla. E dunque? Nulla, il film è tutto qua e io darò un 6,5. Sorprende dunque (ma non più di tanto, ormai) che abbia vinto il Festival di Berlino, che è quello più d’essai rimasto e di cui non ho visto un finalista 2013 che sia uno. Può essere che questo fosse il meglio del mazzo, ma io avrei votato “no award”, a quel punto. Plauso di critica e pubblico, io invece ancora mi sorprendo come sia possibile che in una scena ferma, inquadrata da una camera fissa (si sarebbe presunto), l’immagine balli. Fa figo? Non ci sono cameramen in Romania senza delirium tremens? L’hanno girato su una piattaforma al mare? Mah, comunque spesso le inquadrature mi hanno dato fastidio, in certi punti guardavo più i movimenti di camera che il film.
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