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Il caso Kerenes

Regia di Calin Peter Netzer vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il caso Kerenes

di laulilla
8 stelle

Si chiama Cornelia, come la madre dei Gracchi, la protagonista di questo film che ha un figlio, Barbu, il suo gioiello più prezioso: lo cura, lo vezzeggia, si specchia in lui.

Barbu (Bogdan Dumitrache), questo figlio di 34 anni, se n’era andato per i fatti suoi insofferente per la presenza arrogante e soffocante di sua madre: non aveva mai perso occasioni per mostrarle ostilità, e ora, contro il parere di lei, era andato a vivere con la donna amata.

 

In un contesto familiare, di gente ricca di denaro e di amicizie influenti, era accaduto il fatto da cui prende l’avvio il film: Barbu, guidando da scavezzacollo un’auto lanciata a tutta velocità,  aveva travolto e ucciso un bambino di undici anni che gli si era parato improvvisamente davanti.

 

Cornelia  (Luminita Gheorghiu) stava vedendo, all'Opera l’Elisir d’amore quando le era arrivata la notizia: non una parola di compassione per il bambino che aveva perso la vita, né un po’ di solidarietà per i genitori che avevano perso un figlio.

L’unica sua preoccupazione era che Barbu riuscisse  cavarsela senza patire il carcere grazie al suo aiuto, alle sue conoscenze, al potere del suo denaro. Solo evitandogli la galera sarebbe riuscita a riportare a casa quel figlio, almeno per il tempo sufficiente ad allontanarlo dalla sua donna, facendolo rientrare nella prigione dorata della famiglia.

 

Nella condizione di Barbu evitare il carcere era, però, un’impresa disperata, perché testimoni attendibili avevano raccontato i fatti, così come si erano svolti, ciò che in qualsiasi paese al mondo sarebbe stato sufficiente alla sua condanna, ma non in Romania, dove tutto si poteva comprare: il denaro non avrebbe alleviato lo strazio della famiglia del piccolo ucciso, ma forse avrebbe modificato i ricordi dei testimoni e forse persino fatto comodo, se offerto con garbo, a quei genitori dignitosissimi che avevano un altro figlio al quale sarebbe stato possibile offrire una vita diversa…

 

 

 

 

Il film, che aveva vinto l’Orso d’oro ai Berlino, è stato diretto da Calin Netzer, ottimamente affiancato da un bravo sceneggiatore (Razvan Radulescu) e dall’eccelsa Luminita Gheorghiu, nei panni sgradevoli di quella madre egoista e dissennata.

Netzer aveva dichiarato all'epoca che l’intento suo, condiviso dallo sceneggiatore, era stato quello di rappresentare un rapporto madre-figlio malsano, ma non infrequente, e di scavare perciò molto a fondo nella psicologia della donna e del figlio.

Funzionali allo scopo sia l’uso della camera a mano – i cui movimenti nervosi bene coglievano l’inquietudine della protagonista – sia i numerosi e brevi piano-sequenza utili a rappresentare le relazioni fra i due principali personaggi e quelli del mondo esterno (la compagna del figlio, i genitori del bambino, i poliziotti del commissariato, gli addetti dell’ospedale..).

Il milieu sociale, con le sue  ingiustizie, le disuguaglianze, la corruzione si erano inseriti con naturalezza, di conseguenza, ma non era stata la denuncia lo scopo per il quale era nato il film.

Questo aspetto rende chiaro il motivo per il quale la verità dei personaggi prevalga sull'aspetto allegorico, sicuramente individuabile, favorendo la partecipazione appassionata degli spettatori alle contraddizioni e alle inquietudini dei diversi attori del film, bello e attuale più che mai. 

 

 

Recensione del 27 giugno 2013, aggiornata per questo sito.

Film attualmente ricuperabile in streaming

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