Regia di Roger Corman vedi scheda film
Unico esemplare antologico, della serie di horror diretti da Corman e ispirati ai racconti di Edgar Allan Poe, con episodio centrale fortemente ironico. Al fianco di Vincent Price, figurano altri due grandi e indimenticabili attori: Basil Rathbone e, soprattutto, Peter Lorre.
Tre racconti di Edgar Allan Poe, originalmente reinterpretati in sceneggiatura da Richard Matheson.
Morella (***)
Locke (Vincent Price), sconvolto dalla perdita della giovane moglie Morella (Leona Gage), deceduta dopo aver dato alla luce una figlia, si è isolato dal mondo. Rinchiuso in un enorme e tetro castello, conserva le spoglie mortali dell'amata consorte in una macabra stanza. Dopo 26 anni, riceve la visita della figlia Lenora (Maggie Pierce), decisa a incontrare il padre, pur essendo stata abbandonata da piccola. Colpita da una fatale malattia che gli lascia solo pochi mesi di vita, Lenora scopre con orrore il cadavere della madre, decidendo comunque di restare ospite nel castello.
The Black Cat (*****)
Montresor (Peter Lorre) conduce una squallida vita coniugale. Alcolizzato, disoccupato, trascorre la maggior parte del tempo bevendo in un bar e nell'altro, rientrando a casa sempre in stato di ebbrezza. Maltratta la moglie Annabel (Joyce Jameson), facendosi passare i suoi pochi guadagni da spendere per l'acquisto di superalcolici e, assieme a lei, tormenta il suo fedele gatto nero. Una sera, privo di soldi e alla disperata ricerca di elemosina, casualmente entra in un locale in cui è in corso un degustazione di vini: ospite il raffinato Fortunato Luchresi (Vincent Price). Dando prova di essere in grado di superare il Luchresi, Montresor si offre per saggiare una lunga serie di calici, riconoscendone con impeccabile precisione tipologia, zona d'origine e annata. Al termine dell'esibizione, incapace di reggersi in piedi, Montresor viene amichevolmente condotto a casa da Luchresi. L'incontro di Luchresi con l'ancora giovane e piacente moglie, trascurata dal coniuge, è all'origine di una tresca amorosa condotta alle spalle di Montresor.
The Case of M. Valdemar (****)
Ormai prossimo alla tomba, per via di una patologia incurabile, Valdemar (Vincent Price) accetta di sottoporsi a sessioni di "terapia ipnotica" tenute dal dottor Carmichael (Basil Rathbone), in grado di attenuare il dolore fisico provocato dalla malattia. Il mesmerista, senza pretese economiche, pone come unica condizione a Valdemar quella di sottoporsi ad un tentativo sperimentale di ipnotismo, da attuarsi in "artículos mortis", ovvero durante il trapasso dalla vita alla morte. Nonostante le diffidenze del medico curante, il dottor James (David Frankham) e della fedele e angosciata moglie Helene (Debra Paget), Valdemar accetta.
"Continuerò a recitare fino alla morte. Dovranno seppellirmi prima che io vada in pensione, e anche allora, sulla mia lapide leggerai: 'Tornerò'."
(Vincent Price)
L'apprezzata serie di pellicole prodotte dalla AIP e dirette da Roger Corman - ispirate agli scritti di Poe e interpretate, prevalentemente, da Vincent Price - grazie alle idee del talentuoso produttore/regista, in questa unica occasione cambia struttura: I racconti del terrore, pur sempre ispirato ai brevissimi racconti del grande scrittore di Baltimora, è impostato come pellicola antologica con presenza, a fianco dell'assoluto protagonista (Vincent Price), di altre due celebri star del tempo (Basil Rathbone e Peter Lorre) e pervaso, almeno nel caso del segmento più riuscito (The Black Cat), da un'efficace e funzionale ironia, ben resa sullo schermo dagli strepitosi confronti tra Vincent Price (in grado di fare smorfie e facce irresistibili durante le degustazioni dei vini) e Peter Lorre (provato nel fisico e in perenne stato di dipendenza, forse purtroppo accostabile a quello che stava vivendo nella realtà, in quanto fortemente dipendente dalla morfina). Mateshon si trova questa volta particolarmente a suo agio, dovendo elaborare in sceneggiatura, liberamente, tre dei più famosi sintetici scritti di Poe, da adattare con più pertinenza alla durata di cortometraggi. Con il suo inconfondibile stile Corman gira una pellicola raffinata, sfruttando scenografie e location teatrali molto ben costruite, avvalendosi del consolidato staff tecnico d'eccezione (oltre al sodale Matheson, autore dei brillanti testi, figurano Floyd Crosby alla fotografia e Le Baxter alle musiche). Per questi motivi Edgar Allan Poe's Tales of Terror, scorrevole, gratificante e in grado di mantenere un perfetto equilibrio tra angoscia, orrore e commedia, finisce per collocarsi tra i più riusciti esemplari del lotto girato da Corman e interpretato da Price. Grande cura al doppiaggio posta dalla distribuzione italiana, con il fondamentale apporto dato dal consueto alter ego vocale di Price (Emilio Cigoli) e dagli, altrettanto bravi, Giorgio Capecchi (voce di Montresor) e Renato Turi (Carmichael).
Luigi Cozzi presenta: I racconti del terrore [1]
"La serie dedicata ad Edgar Allan Poe inizia nel 1960 con I vivi e i morti. A seguito del clamoroso successo del film, seguito da analogo risultato con il successivo Il pozzo e il pendolo, la AIP decise di produrne altri, tra questi I racconti del terrore. In tale occasione gli autori tentano di creare una nuova formula e, dato che la produzione mette a disposizione più soldi, vengono ingaggiati più attori famosi. Mentre nel primo film il budget era sufficiente per assumere Vincent Price, in questo caso la AIP recupera anche Peter Lorre e Basil Rathbone - due celebri e bravi interpreti -, per creare, così, un film molto più ambizioso. Tra l'altro, ormai sicuri del successo della pellicola, Corman e i suoi collaboratori optano per inserire molto umorismo in questa trilogia. Siccome i racconti di Poe sono solo dei bozzetti, hanno pochissima trama e quindi sono difficili da adattare per lo schermo, Corman decide di creare un film ad episodi. Infatti I racconti del terrore è una trilogia, un film delizioso che però, poi, non avrà il successo dei precedenti perché al pubblico i film ad episodi piacciono poco. Subito dopo, Corman continua la serie delle opere tratte da Edgar Allan Poe, ma abbandona la forma antologica e ritorna a girare film interi, a lungometraggio, con unico soggetto. Su I racconti del terrore, c'è da ricordare l'interpretazione di Peter Lorre - grandissimo interprete del cinema, il protagonista di M il mostro di Dusseldorf -, ormai da molti anni in America, che qui viene utilizzato in un ruolo divertente. Ricordo che Vincent Price - che ho incontrato a Roma - mi raccontava che girare con Lorre era bellissimo perché era un grande interprete. Però c'era da impazzire, dato che Lorre non si ricordava mai le battute. Era ormai anziano e un pò malato, sbagliava sempre le battute, oppure se le inventava. Mentre Price gli rivolgeva la battuta scritta nel copione, la risposta di Peter Lorre era completamente diversa da quella che avrebbe dovuto pronunciare. Price mi ha raccontato, più di una volta, che era rimasto basito, inebitito, senza sapere cosa dire. Price era molto ligio al copione, recitava tutto esattamente come era scritto, mentre Lorre, a volte, inventava delle cose assurde a cui gli attori non sapevano rispondere e, di conseguenza, si bloccavano le riprese. Quando Price si è abituato a questo modo di fare, un pò strano, arrangiava le battute che doveva pronunciare in modo che sembrassero la risposta a quello che diceva Peter Lorre."
Debra Paget: risate sul set [2]
"Vincent Price era un amore... così bello! E Basil Rathbone era molto divertente... un uomo così divertente! Lo era in maniera naturale e lui e Vincent insieme erano così spassosi, facendosi degli scherzi per tutto il tempo. Avevano un naturale senso dell'umorismo che era meraviglioso. Una delle cose divertenti accadute durante la creazione di I racconti del terrore è stata la scena in cui si suppone che Valdemar (Price) sia morto, ma si alza dal letto di morte e comincia a camminare mentre la sua pelle si scioglie (suppongo per il semplice fatto di essere deceduto da così tanto!). Hanno preparato una pentola di salsa di mele e caramello e l'hanno fatta raffreddare. Poi hanno preso una lunga tavola a forma di T e l'hanno attaccata alla cinecamera in modo che fuoriuscisse dalla sua parte frontale. Vincent si teneva all'estremità a T di questa, e quando la cinecamera si è mossa, non è riuscito a tenersi e ha camminato insieme a questa. Non riusciva a vedere niente, perché gli hanno versato addosso dappertutto questa appiccicosa salsa di mele e caramello! Gli è corsa sulla faccia e non riusciva a vedere nulla! Io non ero il tipo che si scompone o si metteva a perdere tempo sul set, ma David Frankham e io abbiamo riso così tanto che Roger si è arrabbiato con noi. Ma non riuscivamo a restare seri, non eravamo capaci nemmeno di pronunciare le battute! Ogni volta che versavano quella salsa su Vincent e lui cominciava a camminare, noi ci sbellicavamo dalle risate... non riuscivamo a girare la scena. Non so se alla fine ne hanno tagliato una parte, ma ricordo che Roger era molto agitato. È stata una cosa davvero carina..."
(Debra Paget)
Vincent Price: recitare in "stato di ebbrezza" [3]
"Quella scena è rimasta davvero nella mente della gente. Peter e io interpretavamo due ubriachi. Prima di girarla portarono un famoso sommelier per mostrarci come si doveva fare. Ci piacque molto. Eravamo davvero ubriachi nel pomeriggio. Roger ci permise di inserire un pò di commedia in quella scena. Io feci come ci aveva mostrato il sommelier, solo esagerando un pò la cosa. Peter lo faceva in maniera completamente diversa, il che la rese una scena molto divertente".
Errata corrige: nella foto sopra, Vincent Price è in compagnia di Maggie Pierce
Curiosità
Lo stesso terzetto d'attori (Vincent Price, Peter Lorre e Basil Rathbone) si ritroverà un paio d'anni più tardi su un set diretto da Jacques Tourneur. Nella "commedia" horror dal titolo Il clan del terrore (1964), singolarmente, i ruoli di Price a Lorre appaiono invertiti (alcolizzato è il personaggio interpretato da Price).
Critica
"Ne I racconti del terrore, Price è affiancato da Lorre nel secondo episodio e da Basil Rathbone nel terzo. Il film raccoglie tre episodi: Morella, che ripete depurata la precisa struttura spaziale degli altri film, soprattutto nella lunga carrellata sui resti del banchetto imbandito ricoperto di ragnatele, e che anticipa i temi del successivo Ligeia; Il gatto nero, un racconto umoristico che trae spunto anche da Il barilotto di Amontillado; e Il caso del Signor Valdemar, la cui regia è dovuta forse a Lamont Johnson, e per il quale Price si sottopose a un complesso trucco: 'Prendemmo del cerone, lo mescolammo con colla e con una specie di plastica; lo versammo assieme e ci vollero tre ore per mescolarlo'."
(Teo Mora) [4]
"Morella è l'episodio di apertura nel film di Roger Corman I racconti del terrore. L'inizio è tipico delle riduzioni cinematografiche cormaniane delle storie di Poe: una carrozza che attraversa terre coperte di nebbia, verso un'antica casa affacciata su un mare in tempesta. Dalla carrozza scende una ragazza bionda: è Lenora (Maggie Pierce), giunta per incontrare il padre Locke (Vincent Price). (...) Corman prolunga, rispetto al racconto originale, la discrezione del rapporto tra padre e figlia, alludendo a temi incestuosi, e crea una conclusione spettacolare che ricorda quella del suo La tomba di Ligeia.
Il gatto nero è il titolo di un altro degli episodi de I racconti del terrore (gli altri episodi sono Morella e Testimonianza sul caso del signor Valdemar), quarta pellicola del regista per la 'serie Poe'. Ogni episodio si conclude con una frase tratta dal finale del rispettivo racconto di Poe, utilizzando una tecnica da 'fumetto' poi ripresa da George Romero con il suo Creepshow (1982). Caratteristica del film è la presenza di tre star del cinema horror, Vincent Price, Peter Lorre e Basil Rathbone. Se gli altri film di Corman ispirati a Poe usavano i testi dello scrittore come canovaccio attorno a cui aggiungere una trama più complessa, qui si ritrova la brevità essenziale dei racconti originali. Nel caso dell'episodio in questione, grazie alla sceneggiatura di Matheson la storia di Il gatto nero s'intreccia efficacemente con quella di La botte di Amontillado. (...) Nonostante sia molto violento, l'episodio si muove tra grottesco e orrore. E la coppia Lorre-Price si dimostra straordinaria nel black humor che attraversa tutto l'episodio. La American International incentrò ancora una volta la sua campagna promozionale su Poe, con tanto di ricetta inviata alle sale cinematografiche per realizzare una torta 'Black cat'.
The Facts in the Case of M. Valdemar è l'episodio conclusivo de I racconti del terrore. La vicenda è preceduta dalla voce fuori campo di Vincent Price che, sull'immagine di una goccia e di una pozza di sangue, recita: 'Cosa avviene esattamente nel momento della morte, soprattutto a un uomo al quale, in quel momento, non si permette di morire, come nel caso del signor Valdemar?'. (...) Come farà George Romero quasi trent'anni dopo, Corman aggiunge alla trama del racconto di Poe il tema del tradimento ai danni di Valdemar, facendo del morto-vivente una sorta di vendicatore per i torti subiti. La decomposizione finale, realizzata da Lou La Cava, resta uno dei momenti horror più noti nella storia del cinema fantastico."
(Fabio Giovannini e Antonio Tentori) [5]
"Lo sceneggiatore fonde mirabilmente all'episodio de Il gatto nero un altro famoso pezzo di Poe, 'Il barile di Amontillado', espediente che si ripeterà nel successivo connubio tra le novelle 'La maschera della morte rossa' e 'Hop-Frog'. Per la fedeltà dell'adattamento e soprattutto per la resa interpretativa di Price e Lorre (magistrale il loro duetto come assaggiatori di vino nel secondo segmento) è forse uno dei migliori film di Corman ispirati a Poe, in cui, accanto a elementi soprannaturali, compare per la prima volta quello, squisitamente poeiano, dell'umorismo nero e dell'ironia (...) Le differenze con i racconti di Poe sono varie, e basterebbe pensare che nel testo originale di Poe Morella è una donna dedita alle arti magiche che cerca di rendere discepolo della stregoneria anche il marito, il quale, ravvisando nella figlia sempre più i connotati della defunta moglie, decide di battezzarla per purificarla dall'evidente influsso maligno, ottenendo però come unico risultato la definitiva possessione dell'una sull'altra e la morte della bambina non appena battezzata col nome di Morella (nella cripta in cui il corpo viene inumato è nel frattempo scomparso quello della madre). Ma se i primi due racconti risultano abbastanza 'manipolati' da Matheson, al di là del valore aggiunto al film con il brillante crossover del secondo episodio, il terzo, con l'esclusione dell'immancabile ralazione amorosa tra il mesmerista Carmichael e la vedova di Valdemar, è forse una delle migliori visualizzazioni di un racconto poeiano, culminante in un finale genuinamente putrescente che allora non deve aver mancato di colpire gli spettatori bramosi di emozioni forti..."
(AA.VV.) [6]
"Il film si avvale dell'interpretazione di tre specialisti del brivido cinematografico, Peter Lorre, Basil Rathbone e l'ormai 'classico' Vincent Price, il quale fornisce un buon saggio delle sue qualità di attore passando con indifferenza da un ruolo all'altro e sottoponendosi al trucco più orripilante nell'episodio di Valdemar. La regia di Corman è attenta, ma forse troppo scoperta in questo film che non pare aggiungere nulla di nuovo alla sua carriera. Ragnatele, nebbie, fiamme, immagini distorte e mostri in technicolor affondano Poe's Tales of Terror nel mare magnum delle normali produzioni commerciali."
(Antonio Fabio Familiari) [7]
"Corman riunisce tre racconti di Poe, che evidentemente non gli erano sembrati adeguati a sostenere una pellicola ciascuno, nell'ambito della serie da lui diretta per la AIP, iniziata nel 1960 con I vivi e i morti. Il primo episodio è una stanca rimasticatura di temi già trattati da Corman nella serie, con Vincent Price impostato automaticamente su un monotono tono melo-drammatico-ombroso. Il secondo episodio è un vero e proprio gioiello di horror con forti venature umoristiche dove l'attenta regia di Corman, la sagace sceneggiatura di Richard Matheson e la sublime abilità di due interpreti in stato di grazia come Price e Peter Lorre si combinano mirabilmente. La storia (...) inizia in modo molto umoristico pur sempre immersa nella abituale e cupa scenografia di Daniel Haller. Il racconto diventa successivamente drammatico, ma senza sbalzi stilistici perché viene mantenuto un approccio grottesco che funge da collante alle varie situazioni. Il duello tra gli assaggiatori di vini è un brano da antologia, tanta è la padronanza di mezzi e la fantasia inventiva che Price e Lorre dispiegano senza limitazioni. Il terzo segna il rientro in una concezione più classicamente horror, ma funziona anche grazie alla riuscita caratterizzazione dello scienziato mesmerista Carmichael (Basil Rathbone), appassionato dall'indagine ultraterrena eppure rovinato dalle sue passioni terrene (un elemento che ricorrerà anche nella versione dello stesso racconto realizzata da George Romero in Due occhi diabolici)."
(Rudy Salvagnini) [8]
Visto censura [9]
Il 28 novembre 1962, con v.c. n. 38972, I racconti del terrore ottiene via libera alla diffusione nelle sale cinematografiche, con divieto di visione ai minori di anni 18.
Metri di pellicola accertati: 2630 (circa 96' in proiezione cinematografica).
Un secondo nulla osta (n. 77969), datato 15 luglio 1982 [10], riduce il divieto - assieme alla durata della pellicola - ai minori di anni 14. Questa versione, sette minuti più breve, è quella circolante in home video (Sinister).
Metri di pellicola accertati: 2407 (circa 88'30" in proiezione cinematografica).
NOTE
[1] Presentazione del film contenuta nel DVD Sinister.
[2] "Roger Corman - Genialità e delirio nel cinema fatto con pochi soldi" (Profondo rosso edizioni), pag. 178.
[3] "Vincent Price - Il re dell'orrore", a cura di Luigi Cozzi (Profondo rosso edizioni), pag. 73.
[4] "Storia del cinema dell'orrore" - vol. 2, tomo primo (Fanucci editore), pag. 117.
[5] "Edgar Allan Poe al cinema, in TV e nell'immaginario" (Profondo rosso edizioni), pag. 40 - 88 - 89 - 125 - 127.
[6] "Guida al cinema horror - Dalle origini del genere agli anni Settanta" (Odoya), pag. 311 - 312.
[7] "Roger Corman - Genialità e delirio nel cinema fatto con pochi soldi" (Profondo rosso edizioni), pag. 29.
[8] "Dizionario dei film horror" (Corte del Fontego), pag. 584 - 585.
[9] Dal sito "Italia Taglia".
[10] Quasi certamente da attribuire a un passaggio televisivo. Da "La Stampa" - Incubi con Poe - del 10 marzo 1983:
"Prosegue sulla rete 3 il ciclo dell'horror, con un altro film di Roger Corman, 'I racconti del terrore' (1961), tre episodi molto liberamente ispirati a novelle di Poe: nel primo, 'Morella', un uomo vede reincarnarsi nella figlia la moglie morta ventisei anni prima, di cui conserva il cadavere mummificato nel talamo. Il secondo è 'Il gatto nero', un marito ubriacone e geloso mura vivi la moglie e l'amante, ma non si accorge di aver murato pure il gatto. Il terzo, 'Il caso del signor Valdemar', è l'allucinante esperimento di ipnosi - che Poe chiama mesmerismo - di un uomo prossimo a morire, per cui si disfa la carne, ma continua a funzionare il cervello."
"Per il racconto più straordinario, e al medesimo tempo più comune, che sto per narrare, non aspetto né pretendo di essere creduto. Sarei davvero pazzo a pretendere che si presti fede a un fatto a cui persino i miei sensi respingono la loro stessa testimonianza. Eppure pazzo non sono, e certamente non vaneggio. Ma domani morrò, e oggi voglio scaricare la mia anima. Mio scopo immediato è di porre innanzi al mondo, in modo piano, succinto, e senza commenti, una serie di casi semplicemente domestici."
(Da Il gatto nero, traduzione di Maria Gallone, in Racconti del terrore - Morano Editore, 1990)
Trailer
F.P. Versione visionata in lingua italiana - DVD Sinister (durata: 84'49")
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