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Herzog in Africa

Regia di Steff Gruber vedi scheda film

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La recensione su Herzog in Africa

di Brady
8 stelle

Non è l'avventura fine a se stessa che noi cerchiamo, bensì quell'azione audace che getta luce su una nuova vita ancora sconosciuta.

Un bel documentario che racconta tanto di Hezog e della sua visione del cinema. Lui è il cinema, il cinema è lui!!

La sua vita è permeata dal cinema in una simbiosi che regala soddisfazioni, ma fa anche soffrire. Girare un film è una lotta, prima di tutto con se stessi, per trovare l'idea giusta e costruirla passo passo mentre si gira, una lotta con il mondo e la contingenza, soldi, comparse, protagonisti, attrezzature difettose. Una lotta per trovare nuova forza ed energia per seguire le proprie aspirazioni, i sogni.

 

Herzog, dimostra di essere, sul piano della sceneggiatura un pessimo tedesco. La sceneggiatura si butta giù d'un fiato e poi la si rivede solo girando il film per mantenerlo vivo. E questa è un idea ammirevole che denota, questo si, il coraggio tipico tedesco.

Impensabile per H. rileggere e riscrivere il copione 5, 6, 7, n volte come ad Hollywood. Un copione non deve essere cesellato, deve trasudare verità, spontaneità. Un copione visto e rivisto non potrà che essere 'sterilizzato', disinfettato' da tutte quelle impurità che lo rendono autentico.

 

Così come di solito è meglio riuscire a tenere per buona la prima scena girata perché man mano che si ripete, tutti gli attori perdono la loro spontaneità ed emerge la finzione. Bello anche questo pensiero, anche se tremendamente difficile realizzarlo, soprattutto quando hai Kinski come prima donna e oltre mille comparse. Purtroppo ci sono sempre problemi tecnici in agguato.

 

"Fare un film non è un bel mestiere". Si perde l'umanità, le persone vengono troppo spesso trattate come delle pedine degli scacchi e questo deturpa quella che vorrebbe essere una rappresentazione autentica della fantasia come della realtà.

 

Lo schermo è come "uno strato di pelle attraverso cui traspare il sudore, il caldo, la fatica, l'affanno degli uomini nonché la mia personale curiosità".

 

Se in un film non c'è vita tanto vale lasciare perdere. In questo senso Kinski è perfetto; tutto lo credono vero, autenticamente collerico anche in scena e fuggono davvero impauriti.

 

Il documentarista stesso, lavora come regista, e studia H., lo critica in maniera obiettiva, ma qui non siamo ad hollywood, dove tutto è possibile. Qui siamo in Ghana, quasi nel nulla più assoluto e fare un film qui èdavvero una gloriosa impresa.

D'altra parte fare film, dice lo stesso documentarista, è l'ultimo lavoro davvero avventuroso rimasto sul pianeta...

 

Ma, "non è l'avventura fine a se stessa che noi cerchiamo,  bensì quell'azione audace che getta luce su una nuova vita ancora sconosciuta."

 

Documentario davvero interessante.

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