Regia di Steff Gruber vedi scheda film
spesso penso che fare il regista non farebbe bene alla mia salute mentale. troppi pensieri, troppe problematiche, soprattutto per una persona come herzog che decide di avere centinaia se non migliaia di comparse per il suo film "cobra verde" e in più farsi male per l'ennesima volta castizzando klaus kinski per il ruolo di protagonista. eppure aldilà della sommossa delle guerriere amazzoni che non vogliono lavorare più, dopo due mesi a provare(come ricorda loro herzog), per problemi con i soldi pattuiti o le discussioni giornaliere con kinski che reputa cazzate la maggior parte delle scelte di regia o la decisione di girare una scena di massa in una volta sola, è bello vedere il fuoco sacro del cinema bruciar(si)e negli occhi di herzog. fuoco sacro di quello che viene identificato come il mestiere meno buono al mondo. herzog è sicuro di quello che dice in quel momento. con quei sorrisi amari per gli ennesimi bocconi che ha dovuto deglutire a forza. gruber gira per il set catturando microfono alla mano ciò che accade, magari con la telecamera che riprende in lontananza e dall'alto. oppure intervista le comparse, donne bellissime che vorrebbero fare le attrici per sconfiggere il panico, come dice una. è sul set del suo idolo, di colui che lo ha convinto a fare il mestiere che fa e trova un uomo che comunque mantiene una distaccata freddezza che gli permette probabilmente di rimanere coi piedi attaccati saldamente al terreno. una luce che rivediamo anche in una lezione di cinema trasmessa subito dopo con il suo amico volker schloendorf, quando mostra la foto di due gemelle inglesi e spiega praticamente un film che ha in testa e che era bellissimo già così, spiegato a grandi linee, quasi un horror. la scintilla che spinge un regista ad appassionarsi ad un progetto che pensava non adatto a lui.
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