Regia di Xavier Dolan vedi scheda film
Primo film che vedo di Xavier Dolan, non posso confrontarlo con altre sue opere, ma mi sembra un film di buon risalto sia a livello formale che a quello contenutistico. Tratto da una pièce teatrale del drammaturgo canadese del Quebec Michel Marc Bouchard, affronta temi impegnativi come l'elaborazione del lutto, l'omofobia e il machismo immergendoli in una cornice realistica ma anche fortemente simbolica, che rimanda continuamente a quesiti esistenziali pur non rinunciando alla sua connotazione da thriller vagamente hitchcockiano, soprattutto nella prima parte. E' un film di fantasmi, dove la morte del compagno di Tom, Guillaume, figlio e fratello dei suoi ospiti, fa scattare una serie di complessi meccanismi psicologici che portano lo stesso Tom a restare invischiato nella spirale sadomasochista intessuta da Francis, fratello di Guillaume, che pretende da lui il silenzio sulle vere tendenze sessuali di Guy per non turbare la madre, che lo credeva fidanzato con una ragazza. Il groviglio di menzogne e rivelazioni è gestito con il polso fermo da Dolan, che in questo caso non fa certamente del teatro filmato, ma chiama l'ambiente circostante ad essere un testimone partecipe della vicenda e si avvale di musiche e canzoni a cui affida un forte potere di suggestione. La scena nel pre-finale in cui la madre sospetta la verità e si lancia in una raffica di domande imbarazzanti è uno dei momenti più dolorosi e sinceri del film. Buona direzione degli attori, a cominciare dallo stesso Dolan che ha un volto espressivo come interprete e personalmente non mi sembra peccare di narcisismo (accusa che gli è stata rivolta da alcuni critici che ritenevano che le inquadrature del regista su se stesso fossero tenute troppo a lungo). Anche se nel finale c'è un lieve calo di tensione, nel complesso è un risultato che si fa apprezzare e lascia ben sperare per il futuro del discusso regista canadese.
voto 8/10
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