Regia di Xavier Dolan vedi scheda film
Cosa produce una storia di perdita e di amour fou in un regista venticinquenne attrezzato con un armamentario visivo originale, coraggioso e dalle idee chiare? Tom a la ferme, uno dei titoli più significativi di Venezia 70 che con il suo incedere avvolgente amplifica il suo contenuto, poi come una bella canzone sfuma lentamente nella memoria, ma non nel cuore e nella coscienza dello spettatore. Xavier Dolan, oltre che regista è anche il protagonista Tom, che dalla metropoli giunge in un piccolo centro di campagna per il funerale del suo compagno. Che la provincia sia quel concentrato uniforme e stantio di valori atrofizzati dove ogni elemento di diversità e di distinzione dal becero conformismo sia automaticamente oggetto di diffidenza e sinonimo di anormalità è risaputo, ma Dolan ci entra a gamba tesa, Tom non esprime un’azione diretta ma il suo personaggio è talmente intenso e gravato emotivamente che è inevitabile non sintonizzarsi sul suo comportamento. Si costruisce un delicato e potente mosaico di relazioni vissute e mancate fra Tom, la madre e il fratello di Guillame, l’amato scomparso che progressivamente diventa il protagonista assoluto della vicenda. I tre personaggi reali,(di Guillame non si vedrà nulla, ne in flashback ne in una foto frettolosamente ritratta) si concatenano in uno stretto sentiero pieno di dolore e di energia nel quale ognuno diventa oggetto d’affetto o di desiderio dell’altro, fermo restando che sarà sempre l’assenza, la perdita di Guillame che gestirà la loro azione emotiva. Immagini sgranate e uso debordante di colori caldi che inducono allo struggimento e alla malinconia si adagiano sui primissimi piani dei personaggi, inquadrature pittoriche che rendono merito ad un ottimo lavoro di fotografia e ad una sensibilità che cerca la profondità dell’animo. La traccia thriller che incombe continuamente sul racconto contribuisce ad alimentare quella tensione che circonda i protagonisti, potremmo definirla un’atmosfera alla Hitchcock, e che come in un gioco verranno eliminati uno ad uno dall’intreccio psico drammatico che va delineandosi, e solo uno “sopravviverà”. Chi si salva dalla perdita, è solo colui che ha veramente amato ma che a differenza degli altri non ha perduto sé stesso.
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