Regia di Lisa Langseth vedi scheda film
Erika partorisce un bambino con gravi problemi, che forse non sopravviverà o sopravviverà in condizioni terribili. Il piccolo rimane ricoverato in ospedale, lei si rinchiude in casa e nel proprio silenzio. Il marito la invita a frequentare delle sedute psicoterapeutiche di gruppo. Erika lega con 4 compagni di terapia, ciascuno con pesanti fobie e manie, tutte legate alla socialità. I 5 decidono di trascorrere una giornata in hotel, il luogo per eccellenza dove i legami sono effimeri e la realtà è artefatta e patinata. L'esperimento riesce e il gruppo intende proseguirlo.
L'idea dell'hotel come luogo dell'antirealtà per eccellenza è molto interessante; purtroppo però il film non offre molto altro di memorabile, per quanto parta come un thriller dalle atmosfere tragiche/ansiogene e si sviluppi con tonalità da dramma psicologico. Nella seconda metà l'opera rovina infatti su tinte da commedia che sminuiscono tutto quanto creato e sostenuto nella prima parte, perde drasticamente ritmo e si chiude con un finale pressochè incomprensibile, che si spaccia per aperto ma è a tutti gli effetti soltanto inconcluso, indeciso, maldestro in pratica. Seconda regia della svedese Lisa Langseth, autrice anche del copione, Hotel soffre in maniera pesante la rilevata differenza contenutistica e di tenuta narrativa fra prima e seconda metà (non sarebbe stata una cattiva idea sviluppare due differenti pellicole sui due principali elementi narrativi: la storia della madre angosciata, incapace di accettare il peso di un figlio malato e quella del gruppo di sociopatici in vacanza), risultando perfino ingenuo nella sbrigativa risoluzione di una vasta e complessa serie di problematiche psicologiche. Buona l'interpretazione della protagonista Alicia Vikander, unico nome di rilevanza internazionale sul cartellone; non male comunque anche il resto del cast, con un paio di nomi (David Dencik, Henrik Norlen) dal curriculum piuttosto corposo. 3,5/10.
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