Trama
In una casa in riva al mare le tende sono chiuse e le finestre oscurate. All'interno dell'abitazione si nasconde un uomo con un cane, animale considerato impuro dalla legge islamica. L'uomo è un regista e sta scrivendo una sceneggiatura quando improvvisamente appare una giovane e misteriosa donna, in fuga dalla polizia per aver preso parte a una festa illegale sulle rive del mar Caspio. Con grande disappunto del regista, la donna rifiuta di andarsene. Chi sono davvero i due? Possono davvero essere considerati due fuorilegge? All'alba, un altro arrivo chiarirà meglio la loro identità.
Approfondimento
CLOSED CURTAIN: UN FILM SENZA AUTORIZZAZIONE E IN GRAN SEGRETO
Condannato il 20 dicembre 2010 per aver partecipato ai movimenti di protesta contro il governo iraniano a non poter dirigere, scrivere e produrre film per vent'anni (pena sei anni di reclusione) e a non poter lasciare l'Iran o rilasciare interviste, Jafar Panahi con l'aiuto dell'amico sceneggiatore e regista Kambuzia Partovi riesce a realizzare il suo secondo film senza autorizzazione e in gran segreto (il primo era stato This is not a Film, un documentario presentato al Festival di Cannes 2011 e arrivato sulla Croisette tramite un file nascosto in una torta). A spiegarne la genesi è lo stesso regista in una breve nota diffusa in occasione della partecipazione di Closed Curtain in concorso al Festival di Berlino 2013: «Ho scritto la sceneggiatura mentre ero al centro di una depressione che mi ha portato a esplorare un mondo irrazionale lontano da ogni logica convenzione. Tuttavia, poiché durante le riprese ero già tornato in forma, ho evitato che la ragione prendesse il sopravvento su ciò che il mio stato malinconico mi aveva fino a quel momento portato a dirigere. La malinconia ossessiona Closed Curtain, un'opera in cui ogni personaggio si riflette nell'altro e i confini tra finzione e realtà sono difficili da stabilire. Sono ricorso all'uso di diversi generi e di storie che si incastrano per evidenziare che fare cinema per un regista è una necessità vitale, oltre che un imperativo per raccontare la realtà del mondo in cui si vive».
L'AIUTO DI UN AMICO
Cosceneggiatore, coprotagonista e coregista di Closed Curtain è Kambuzia Partovi, sceneggiatore di Il cerchio, il film con cui Panahi vinse il Leone d'oro per il miglior film al Festival di Venezia del 2000, e regista di Café Transit, scelto nel 2007 per rappresentare il cinema iraniano agli Oscar. Scopritore di talenti e supporter di molti artisti iraniani (il più noto è Bahman Ghobadi), così Partovi ha spiegato il suo coinvolgimento: «Sono tempi difficili per noi [registi e autori iraniani]. Per loro [le autorità iraniane] non è più sufficiente controllare il nostro lavoro: devono anche spiarci per impedirci di fare qualsiasi mossa. La nostra inattività li fa sentire più sicuri ma non sanno che per noi il controllo non è un motivo per smettere di essere operativi. Anzi, ci spinge a lavorare ancora di più e in qualsiasi condizione.
Quando il mio amico Panahi, la cui vita è stata distrutta dal divieto di far film per vent'anni, ha deciso di fare un film in segreto e con scarsissimi mezzi a disposizione, ho subito deciso che lo avrei aiutato: visti i tempi difficili che viviamo, tutti dovremmo stare al suo fianco.
TRA REALTÀ, FANTASIA E ALLEGORIA
Dietro le tende chiuse di una villa isolata di fronte al mare tre personaggi danno corpo a un dilemma crudele: come vivere quando la vita diventa insopportabile? Con Closed Curtain Jafar Panahi e co-direttore Kambuzia Partovi mischiano ancora una volta realtà e immaginazione, finzione e documentario, confondendo i confini convenzionali del cinema. Nell'arco di un solo giorno le persone reali diventano personaggi di fantasia e la sceneggiatura si sposta dalla commedia al teatro dell'assurdo, dalla banalità di tutti i giorni all'allegoria: la villa non rappresenta altro che lo spazio in cui un filmmaker, diventato anche personaggio del suo film, è ossessionato da figure che altro non sono che le varie sfaccettature della propria personalità. I personaggi appaiono e scompaiono con la sconvolgente facilità in cui nei film di fantasmi le apparizioni si verificano con ovvietà e naturalezza. È in tale apparente semplicità che Closed Curtain rivela a poco a poco il suo soggetto: la volontà di vivere o di morire di un artista ostacolato nel suo lavoro. Panahi e Partovi si sono anche divertiti a giocare con le ambiguità degli specchi e delle personalità doppie per dimostrare come la realtà può essere rimodellata e trasformata in fantasia.
L'azione si svolge solo all'interno della villa ma il mondo esterno circostante si fa sentire in molti modi. In Closed Curtain la società iraniana è presente fuori schermo e appare minacciosa e oscura: telegiornali, voci e fischi della polizia nella notte, un telefono cellulare disattivato e un operatore che esita a compromettersi con il regista sono elementi che riflettono il caos del mondo esterno.
Note
Orso d'argento per la sceneggiatura al Festival di Berlino 2013.
- Orso d'argento per la miglior sceneggiatura a Jafar Panahi al Festival di Berlino 2013
Scrivi un commento breve (max 350 battute)
Attenzione se vuoi puoi scrivere una recensione vera e propria.