Regia di Thomas Arslan vedi scheda film
La corsa all’oro sul finire del 1800 coinvolge nel nostro film un gruppo di immigrati tedeschi di varia provenienza che si fanno ammaliare dalle promesse allettanti di un annuncio per avventurarsi in un viaggio lungo e spossante volto a raggiungere il Canada nord occidentale, territorio pressoché vergine di cui si favoleggia l'esistenza di giacimenti aurei inesauribili.
Un gruppetto di umanità che include il bieco organizzatore, fautore di grandi promesse che si risolvono presto in una perdita dell’orientamento e nello smarrimento della “retta via”; un addetto al bestiame, giovane dal passato turbolento e per questo in fuga; una coppia di cuochi anziani marito e moglie, che hanno perso il loro ristorante e non trovano di meglio che fuggire verso l’ignoto; un immigrato newyorkese povero in canna e senza lavoro, sempre accompagnato dal suo ukulele; un giornalista e fotografo più motivato dalla possibilità di arricchirsi che da impeti ed esigenze di reportistica. Ed infine lei, Emily Meyer, donna bionda divorziata, silenziosa e timida che si unisce al gruppo pure lei in fuga da un passato certamente drammatico e insostenibile. Il viaggio si rivela presto un’epopea insostenibile e piano piano il gruppo subirà decimazioni sostanziali o defezioni di chi non riuscirà ad andare avanti.
Raccontato con un realismo che evita il più possibile di giocare in modo ruffiano con lo splendore di una natura tanto bella quanto ostile e mortale, Gold, in concorso all’ultima Berlinale, è un ottimo western lucido e cupo, efficace e non effettato che fa emergere drammaticamente e progressivamente gli istinti di sopravvivenza e la ferocia animale resa più acuta dalla disperazione dell’uomo che si sente preso in trappola in un contesto in cui intelligenza e buon senso non bastano a garantirti la sopravvivenza; l’uomo che spesso è nello stesso tempo belva e vittima designata, truffatore per istinto innato e vittima di una natura difficile da tenere a bada.
Emily è il solo personaggio in grado di utilizzare il raziocinio in luogo dell’impulso, il buon senso e la tolleranza al posto della vendetta più barbara e senza possibilità di appello. Per questo forse sarà ripagata più di ogni altro in un finale che tuttavia rimane aperto a molte inevitabili incognite, prima fra tutte l'effettiva esistenza di oro in abbondanza.
Il tedesco Thomas Arslan gira un western anomalo che riesce ad essere più che altro uno splendido ritratto di donna, tra l’altro l’unica portatrice di buon senso e razionalità in un gruppo di anime alla deriva. Arslan ama la sua attrice Nina Hoss (magnifica, timida, schiva ma determinata, vista ed apprezzata di recente ne “La scelta di Barbara”) e si vede: dal risultato complessivo dell’opera solida e ben scandita, ma soprattutto dal personaggio timido ma anche forte e determinato che riesce a disegnare grazie alla sua musa meravigliosa Nina Hoss, valchiria sotto tono per pudore, razionalità e buon senso.
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