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Quo vadis?

Regia di Mervyn Le Roy vedi scheda film

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La recensione su Quo vadis?

di giurista81
7 stelle

Secondo remake dell'omonimo film di produzione italiana datato 1913. Arrivano i capitali di Hollywood, sebbene si giri a Cinecittà, e il budget diviene sfarzoso, portando la pellicola a ottenere otto nomination agli oscar (nessuno vinto). Possiamo dire che il Quo Vadis? di LeRoy è la pellicola che avvia l'era dei kolossal "filo religiosi" legati ai rapporti tra romani e cristiani, con titoli quali Ben Hur, Il Re dei Re e La Bibbia, che usciranno tra la fine degli anni cinquanta e l'inizio dei sessanta.

Per poterlo valutare, il film, ovviamente, va contestualizzato. Esce in anni non ancora votati alla spettacolarità, di solito in bianco e nero, e la cosa si respira nella prima parte di film. La sceneggiatura è prolissa, l'impostazione registica tendente al teatrale, con set statici e quasi tutti interni (in alcuni casi con background ambientali palesemente dipinti). Il soggetto è incentrato sugli ultimi giorni dell'impero di Nerone e mette bene in luce le bizze, l'arroganza e la pomposità dell'imperatore, peraltro interpretato in modo eccellente da Peter Ustinov (premiato col Golden Globe). Le vicende di Nerone vengono miscelate all'avvento dei cristiani e all'arrivo a Roma di San Pietro. Purtroppo si tende a mettere un po' troppa carne al fuoco e la prima parte, giocata sull'amore che il console Marco Vinicio - di ritorno dalla battaglia - prova per una cristiana che tende a respingerlo perché non antepone la fede alla spada (e soprattutto non rigetta la schiavitù), risulta un po' pesante. Certo, le scenografie e i costumi sono strepitosi e avrebbero meritato l'Oscar. Si pensi che furono utilizzati qualcosa come 32.000 costumi (un record ancora imbattuto). Non da meno sono le esaltanti sequenze esterne, con inquadrature che riprendono dall'alto la vastità degli spazi, tra edifici romanici e cavalli lanciati al galoppo, trainando bighe.

Di ben altro spessore la seconda parte, che ispirerà anche Spartacus, con i cristiani gettati in arena con leoni, tori e soldati armati di spada, giusto per distogliere l'ira del popolo dal vero autore dell'incendio della città (Nerone). LeRoy gira molto bene le scene d'azione ma, soprattutto, inscena l'incendio di Roma con una presa visiva e dei colori che, per l'epoca, non avevano precedenti. Proprio per questi motivi Quo Vadis?, campione di incassi nella stagione 1951 (fu il film più visto), è entrato a pieno titolo nella storia del cinema. Un film visivamente spettacolare, ben interpretato e in grado di fungere da ispirazione per una lunga sequela di kolossal che avrebbero fatto la fortuna del cinema americano del primo dopoguerra.

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