Regia di Claire Denis vedi scheda film
Pur nella ricercata confusione dei piani narrativi, nella studiata ambiguità di personaggi e situazioni e nella complessità del montaggio ellittico, la Denis ricerca la tensione drammatica nel normale fluire di una trama minimalista, aggiungendo con estenuante parsimonia tutti i tasselli di un puzzle umano di sconfortante abbrutimento morale.
Richiamato a Parigi in seguito al suicido del cognato, Marco abbandona il suo lavoro di capitano in una petroliera per prestare assistenza alle difficoltà economiche della sorella ed a quelle di salute della giovane e dissoluta nipote. Tanto il dissesto imprenditoriale della donna che gli squilibri della ragazza, vengono attribuiti alle colpe del facoltoso socio in affari del marito, un uomo ormai anziano cui la bella moglie ha regalato la gioia dell'unico figlio. Marco seduce facilmente la signora, ma gli eventi prendono una piega imprevista...
Girato in fretta e furia per venire incontro alle scadenze finaziarie del suo produttore e sovvertendo i suoi consueti metodi di lavoro improntati ad una maggiore riflessività, Claire Denis si cimenta con le oscure trame di un noir metropolitano intessuto attraverso le intricate vicissitudini di due famiglie alle prese con un cortocircuito economico e sessuale più degno di una soap opera, ma tranedo una ispirazione di rango nei riferimenti ad un classico dramma familiare di Kurosava (Les salauds dorment en paix) ed alle torbide atmosfere bucoliche del 'Sanctuary' di William Faulkner. Pur nella ricercata confusione dei piani narrativi, nella studiata ambiguità di personaggi e situazioni e nella complessità di un montaggio ellittico che rivela anzitempo un finale che ci saremmo comunque aspettati, la Denis gioca sulle fascinazioni di un linguaggio che ricerca la tensione drammatica nel normale fluire di una trama minimalista, aggiungendo con estenuante parsimonia tutti i tasselli di un puzzle umano di sconfortante abbrutimento morale, fino alla composizione di un quadro finale che la frammentarietà compositiva non rende meno desolante. Costruito attorno al personaggio di Vincent Lindon (con cui la regista si era ripromessa di lavorare di nuovo), il film introduce il tema dello sradicamento emotivo di un uomo che la forzata lontananza dagli affetti e dalla insidie familiari non tiene al riparo dai pericoli di una ineluttabile resa dei conti, vero ago della bilancia di un fragile equilibrio di rivalse economiche e sociali in cui le colpe dei padri (e delle madri) ricadono inevitabilmente sulla testa dei figli; in un gioco al massacro in cui il potere e le lunsinghe del denaro sono i detonatori di una corruzione morale che non risparmia il proprio sangue, che attenta alla salvezza della propria anima. Nel meccanismo scoperto di una vendetta familiare che si ritorce contro tutti i suoi protagonisti, corre sotteraneo il senso di una imponderabilità dell'agire umano che vanifica qualsiasi calcolo, sospingendo il senso di una tragedia della vendetta verso le estreme conseguenze di un nichilismo etico che non può avere vincitori nè contemplare redenzioni, rivelando nel breve fotogramma della bicicletta gialla di un bimbo innocente trovata nei campi all'inizio del film, il triste compimento di una vicenda che sembra chiudersi in modo irrisolto con la cruenta scena cui assistiamo prima dei titoli di coda. Claustrofobici gli scenari di una Parigi tetra e uggiosa che conferiscono al film la sua suggestiva atmosfera di dichiarato melodramma nero e nel quale i rumori d'ambiente prevalgono sulla scarna e dissonante colonna sonora degli Stuart Staples. Vincent Lindon e Chiara Mastroianni coppia fedifraga di grande intensità emotiva. Presentato in concorso al Festival di Cannes 2013 nella sezione Un Certain Regard, ha avuto una accoglienza critica ingenerosamente negativa.
Il sonno degli ingiusti...genera mostri
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta