Regia di Sidney Lumet vedi scheda film
Un potere forte,maledetto e subdolo quello della TV,che fagocita i suoi "sudditi",rendendoli schiavi d'una perpetua illusione.
"Quinto Potere" rappresenta una sorta di "enciclica" contro e dentro la TV,Howard Beale è un "Papa" o "messia" all'interno di essa,una luce/ombra che nella folle irrazionalita' riesce a mantenere un lato umano.
E' il paradosso è proprio qui,nel seguire una chiamata dal profondo dell'animo,manifestata come un crollo nervoso,che diviene un "Talk show" alla merce di tutti.
Sidney Lumet con "Quinto Potere" rompe gli "sche(r)mi" cinematografici,firmando un pamplhet vigoroso e nevrotico,un qualcosa di oscillante tra puro giornalismo,satira e riflessione.
La televisione è un "medium di massa",un ombra di pasoliniana riflessione che ha in Peter Finch un profeta ultramoderno,un nevrotico che urla anatemi contro stato,politica e societa' coi suoi "umanoidi".
Dopotutto il "Quinto potere" è nei "piani alti" della TV,nella rappresentazione di un ambiente asettico e rigido,le cui uniche memorie sono nelle foto ingiallite conservate dal capo direttore William Holden.
Tutto il resto è la catarsi d'una paranoia/nevrosi collettiva,in cui non esistono sentimenti,rapporti o relazioni,ma solo numeri,cifre e statistiche.E' straordinaria la composizione dei dialoghi o i monologhi del Superlativo Finch,ma ancor piu' grande è la regia di Lumet che impronta un aura di assuefazione "da etere" all'intero cast.
Faye Dunaway e Robert Duvall sono le maschere ciniche e alienate d'un teatrino assurdo,i burattinai d'una piovra dalle mille teste.
Un mostro attaccato frontalmente e senza retorica, grazie a una sceneggiatura di ferro e una regia eccelsa,dove se ne avverte il peso sopratutto nell'animo dei protagonisti.
Emblematiche in tal senso le figure di Finch e Holden,straordinari nel conservare in follia e disillusione una parvenza umana, un ancora di salvezza in un mondo espropriato dai valori.
Virtu' morali oramai disperse, innalzate da Lumet nella figura di Holden oppure abbattute nell'alienazione della bellissima Faye Dunaway.
Ma il centro di tutto è lui,quell'Howard Beale centro nevralgico d'un America allo sfascio,il catalizzatore senza filtri d'una societa' deformata nelle idee e nei caratteri,spersonalizzati da una scatola elettrica.
Beale appare come l'invasato da audience,impersonato da quel Peter Finch morto poco dopo, che qui offre una delle migliori prove degli anni 70,ricevendo cosi' un oscar postumo.Howard Beale è nei piani di Lumet la coscienza critica,la voce scomoda e veritiera d'un mondo cristalizzato dal nulla.
"Quinto Potere" puo' essere considerato a tutti gli effetti la miglior espressione cinematografica di critica contro la tv,un opera feroce e devastante nell'urlare lo sdegno contro un sistema mercenario,dove l'assassinio di un essere umano è solo "cibo" da maledetto audience.........
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