Regia di Jaume Collet-Serra vedi scheda film
Agente federale per la sicurezza dell'aviazione civile americana, imbarcato su di un volo da New York a Londra, deve sventare il subdolo tentativo di dirottamento messo in atto da uno sconosciuto terrorista che non si mostra apertamente e lo scredita pubblicamente, facendo ricadere su di lui i sospetti del macchinoso piano eversivo. Tra colleghi corrotti, sospetti incrociati e il countdown di un inesorabile congegno ad orologeria, la corsa contro il tempo per la scoperta del malfattore e la salvezza dei passeggeri si fa sempre più vertiginosa e fatale.
Thriller della paranonia e del sospetto nella claustrofobica ambientazione di una 'bara volante', il film dello 'specialista' Collet-Serra è il classico prodotto mainstream che incrocia i percorsi ormai consumati dell'action catastrofico di ambientazione aerea tanto in voga negli anni '70 e le ambiguità civettuole del giallo insinuante nel gioco al massacro di 'Dieci piccoli indiani' (qui per la verità tanti quanti sono i passeggeri di un volo di linea) in viaggio di piacere o di affari verso la Madrepatria.
Costruito sul facile escamotage di una naturale empatia verso l'antieroe di turno (qui il solito ed inespressivo Neeson) alcolista e con una dolorosa storia familiare alle spalle e aggiornado i codici di trasmissione dell'informazione al tempo delle reti locali e delle chat private, Collett-Serra insegue i meccanismi di una tensione ad orologeria incurante della inesorabile escalation dei luoghi comuni che inanella e della sfrontata inverosimiglianza di una trama lacunosa ed incongruente dove il movente sembra la droga, no scusate il denaro, no anzi il perverso fanatismo di ritorno post 11 Settembre, no avevamo scherzato era solamente il denaro. Al di là dell'ovvia pretestuosità di una teoria del complotto generata negli spazi angusti da 'cabina di pilotaggio' e delle inevitabili sottotrame sentimental-intimistiche di una anamnesi del passeggero da manuale psichiatrico d'accatto, le caratterizzazioni dei personaggi fanno davvero ridere i polli, come pure le modalità con cui il geniale ricattatore dell'aria (il singolare usato è un anti-spoiler altrettanto ridicolo e ininfluente) sembra metter in atto il suo diabolico piano ai danni di un ranger dell'aria con evidenti problemi di delirium tremens e fragilità psicologica latente (il nastro azzurro della povera figlia morta sembra colmare la misura anche per gli spettatori più indulgenti e facili alle lacrime). Alla fine del prevedibile sacrificio delle solite pedine da quattro soldi (nell'ordine: un poliziotto corrotto, il capitano non interessato da flirt con le hostess e un borioso avvocato immobiliarista) e la ferale sconfitta della mal assortita combriccola di manigoldi (spoiler,sì spoiler e chissenefrega!) tutti gli altri si salvano in un atterraggio di fortuna che, spazzate via le nubi della mistificazione mediatica ed la inevitabile ribalta dell'impavido antieroe, garantisce l'happy end da box office e la consolazione di un ricongiungimento amoroso a bordo pista. A dispetto del titolo e, diciamolo chiaramente per nostra fortuna, il film dura il giusto. Dozzinale.
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