Regia di Annette K. Olesen vedi scheda film
Tempi difficili quelli di oggi, e temi d’attualità in questo ennesimo “invisibile” di marca danese (continuo a credere, nonostante sia non troppo entusiasta di questo “Skytten”, che la filmografia di Danimarca sia una delle migliori sulla piazza in questo momento). Giusto di questi giorni, da queste parti, l’ennesima non-notizia di scontri in Val di Susa, i “No-TAV” (o chi per/con/al posto/… loro) contro le forze del cosiddetto ordine. “Non è in discussione il sacrosanto e legittimo diritto a protestare o a manifestare le proprie opinioni” (dice recitando la sua elementare particina nel servizio del TG-X il solito Lupo de’ Lupi, il ministro tanto buonino), senza sapere (cioè: volendo non far capire) che un conto è manifestare le proprie opinioni, un conto è non volere la TAV. A sentir lui, sembra di sentire Thomas Borby (il solito, ottimo Nikolaj Lie Kaas), neo ministro degli Esteri del governo danese appena eletto, quaquaraquare a braccio nel solito talk-show, mentre è un po’ più difficile capire a quale Berlinguer somigli Mia Moesgaard (la giornalista/contraltare, interpretata dall’ancor più ottima Thrine Dyrholm, splendidamente visibile nel non splendido, recente “Love Is All You Need” di Susanne Bier), alla quale (non credo a caso, ma nemmeno credo si sia trattato di una buona idea) viene (in)opportunamente appiccicata una non-felice vicenda di maternità adottiva, in un’improbabile ed eccessivamente ardita giustapposizione morte/vita che vorrebbe darsi radicata nel film. In tempi di decreti e governi “del fare”, chi non fa una piega è l’ottimissimissimo Kim Bodnia (quando fa il cattivo, è sempre un po’ più bravo!), lo Skytten (il Tiratore), il centro (inteso anche come bersaglio) del film. Noncurante e disinteressato ad un ordinato, inutile dissenso, quarantenne intelligente, timido e gentile (a detta di chi lo conosce), ben informato sulle cifre e sui fatti e con un’ottima mira, Rasmus (il suo personaggio) non si accontenta delle menzogne (siano quelle del Palazzo, siano quelle del TG-X), imbraccia un “Sabatti” modificato e super-silenziato e, con un perfetto spirito “del fare”, tenta di impedire, colpo su colpo, che dalla Danimarca prenda il via l’ennesimo potenziale disastro ambientale globale a causa della scoperta di nuovi giacimenti petroliferi. Sia a Rasmus che a Mia, non va giù che in campagna elettorale si siano chiesti i voti in nome di una nuova politica energetica orientata al verde, e che a elezioni compiute si venga a sapere che i futuri governanti già trattavano con gli Stati Uniti per lo sfruttamento di nuovi, ecologicamente pericolosissimi giacimenti in Groenlandia, cosicchè sia l’uno che l’altra, ognuno con la propria coscienza, si batteranno per impedire che ciò avvenga. Non ne usciremo mai, lo so… Da una parte, c’è la bimba negra o simil- negra che tende la sua povera manina alla gener/danarosa mammina sterile del Nord del mondo, dall’altra c’è il Nord del mondo, che senza soldi, non avrà mai manine da tendere a nessun simil negro. In mezzo, ci sono i ghiacci, eterni (o quasi), e una regista a occhio e croce cattocomunista, che in perfetto stile democristiano, lascerà che tutti resti così com’è, purchè, come (demo)cristiana consolazione, ci sia sempre una manina simil negra che ancora si tenda lacrimevole verso le mani dei suoi ricchi carnefici. Eccessivo nel taglio televisivo, narrativamente onesto come solo un democristiano potrebbe essere, questo “Skytten” ha senz’altro nel cast il motivo principale per essere visto. Per il resto, in ciò che esprime è abbondantemente discutibile, e registicamente fa registrare qualche apprezzabile sforzo (un po’ ingenuo, però) di utilizzare micro-delay temporali che vorrebbero far salire la tensione (mai eccessiva, e non è un bene). Un’invisibile occhiata se la merita comunque.
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