Regia di Damiano Damiani vedi scheda film
In questo film a base di cenci e polvere, la rivoluzione contadina messicana è un’energia ruspante che si manifesta in cialtroneria allo stato puro. Me gusta el dinero è il motto di un eterno mascolino in nome del quale qualsiasi cosa, l’onore, le donne, la lealtà e la vita di amici e nemici, può essere ignorato e calpestato. La lotta militare, vista dalla prospettiva dei peones, è un crudele folclore, che può diventare un vero e proprio affare per chi è abbastanza furbo da approfittare della situazione, vendendo armi ai capi ribelli o facendosi pagare profumatamente per uccidere. La figura di Chuncho, ruvida come una barba di tre giorni, sostituisce il tradizionale grido di battaglia con uno strepito popolaresco, amaro e dissonante come il suo goffo eloquio italo-ispanico. Sul versante opposto, l’americano Bill Tate, alias Niño, ha la viscida eleganza del doppiogiochista, che maschera il suo subdolo savoir faire dietro una parvenza di linda ingenuità. Il western, anche in quest’opera aspramente demitizzante e fuori dagli schemi, descrive lo stridente incontro tra due mondi, uno attaccato alla terra, l’altro assetato di conquista: anziché indiani e cowboys, a fronteggiarsi sono messicani e gringos, e i fini e i mezzi sembrano ugualmente illeciti da entrambe le parti. Attacco e difesa si confondono come torto e ragione, tanto che ogni motivazione si smarrisce in un dedalo di azioni, reazioni e vendette, che tengono lontane le risposte chiarificatrici, per sfociare in un inquietante e definitivo Quién sabe?.
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