Regia di Damiano Damiani vedi scheda film
Durante gli anni della Rivoluzione Messicana, El Chuncho, un po' bandito, un po' guerrigliero, assalta, insieme ai suoi uomini, treni carichi di armi per appropriarsene e venderle al generale ribelle Elias. Durante una delle sue scorrerie, si unisce alla banda il giovane statunitense Bill Tates, il quale mostra un grande interesse per essere condotto al cospetto del capo rivoluzionario. I due giungono presso il nascondiglio Elias dopo diverse avventure; l'incontro tra Elias e Chuncho non va come quest'ultimo lo aspettava. Il regista Damiano Damiani inaugura con quest'opera un sotto-genere dello "Spaghetti Western", contraddistinto dall'ambientazione messicana nei primi due decenni del '900. Sono gli anni della Rivoluzione; il Messico, sconvolto da lotte tra fazioni, non tutte prioritariamente interessate al benessere del popolo, è terra di conquista per avventurieri di ogni sorta, locali e stranieri, come il giovane Bill Tates. Lo statunitense, passeggero del treno assalito dalla banda del Chuncho, si finge un malvivente ricercato negli U.S.A. e collabora con il capobanda, ottenendo la sua simpatia, l'amicizia degli altri guerriglieri e l'interesse di Adelita, giovane e focosa gregaria del gruppo. Bill è, in realtà, un sicario cui i lealisti hanno affidato l'incarico di assassinare Elias. Il giovane, dunque, fa in modo di ottenere la completa fiducia del Chuncho e dei membri della banda, partecipando attivamente alle loro razzìe. Le sue manovre lo portano, infine, a portata di fucile del generale rivoluzionario. Bill non manca il colpo, e non dimentica il compagno di lotta; benchè l'abbia ingannato e sfruttato, ritiene di doverlo comunque ricompensare prima di tornare in patria. Ma non ha fatto i conti con l'istinto del Chuncho. La caratterizzazione dei due protagonisti riflette lo spirito delle nazioni di appartenenza. Il film è stato realizzato nel 1966; le dinamiche ed i fermenti che condurranno ai movimenti del Sessantotto sono già in essere. Il regista Damiano Damiani, grazie ai relativi riferimenti politici e sociali, trova agevole trattare tematiche che percepiva di particolare attualità. Eleva una forte critica all'attitudine statunitense d'immischiarsi negli affari interni di altre nazioni; Bill, mediante la propria azione, arreca un grave danno allo schieramento rivoluzionario. Un altro spunto critico emerge dall'esclusiva attenzione per il profitto, camuffata dietro un'ipocrita parvenza di rispettabilità. Bill non agisce per motivi ideologici, ma per soldi. Pur potendo, poi, porsi in salvo da solo, il giovane sicario sceglie di condividere la propria sorte con il compagno; non si cura di averlo amaramente ingannato. E' convinto che con una buona somma di denaro si possa spazzar via ogni rancore, ogni scrupolo, e pertanto, ritenendosi una persona corretta, ritiene di poter lavare la propria coscienza offrendo al Chuncho la possibilità di cambiare vita. Ma il co-protagonista è come il suo Messico; istintivo, caotico, iracondo, lunatico; inizialmente, il Chuncho accetta le offerte di Bill; ma poi - non sa neppure lui perchè - lo uccide. Noi spettatori, possiamo, però, capirne i motivi. Bill agisce nella più assoluta assenza di morale, sembra non considerare l'umanità dei messicani con cui interagisce. Il Chuncho è, invece, un buon giudice di uomini. Lo è diventato grazie ad una lunga esperienza di vita in un paese in costante difficoltà, afflitto da gravi iniquità sociali, le quali danno causa alla Rivoluzione, non trovando comunque immediata soluzione in essa (emblematico il confronto tra un ricco possidente ed i guerriglieri che ne invadono le proprietà; il primo sa che sarà ucciso, i secondi sono consapevoli che da ciò non ricaveranno nulla). Chuncho preme infine il grilletto nel definitivo rifiuto di una prospettiva che non gli appartiene, preferendo il caos e la libertà, che non è possibile acquistare, ad alcun prezzo. Si fa strada, comunque, la speranza in un futuro migliore. Il messicano è ben interpretato da Gian Maria Volontè, loquace, costantemente sopra le righe, capace di istintivi atti di bontà come di repentina ed imprevedibile violenza; Bill Tates (Lou Castel), sempre posato, ben vestito, così da apparire decisamente fuori luogo, per i deserti ed i polverosi villaggi messicani, trasmette idea di distacco e fredda razionalità. Presente nel cast anche Klaus Kinski, nel ruolo di El Santo, dallo sguardo irrequieto e folle, animato da cieca fede nella Rivoluzione. Il ritmo del film è sostenuto, ricco di azione e sparatorie. C'è una "sottotrama" sentimentale connessa al personaggio di Adelita (Martine Beswick), che cade nel momento in cui la giovane, sconvolta dalla morte di uno spasimante, e quasi consapevole di una "vuotezza d'animo" di Bill, abbandona la banda. La colonna sonora è realizzata dal compositore Luis Bacalov. "Quien Sabe" è un film divertente ed appassionante; ricco di spunti di riflessione e valutazioni legate ad un costante confronto tra due modi contrapposti di essere e di vivere (libertà contro profitto, irrazionalità contro razionalità, essere contro apparire), i cui schemi sono facilmente applicabili alla contemporaneità del regista.
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