Regia di Dennis Dugan vedi scheda film
Lenny e Roxanne si svegliano. Ai piedi del letto c’è un alce. I due gridano. L’animale piscia in faccia a Lenny. Roxanne raddoppia i decibel. L’alce entra in bagno. Sotto la doccia c’è il figlio. Anche per lui una bella innaffiata di piscio. Tutti urlano a squarciagola. L’alce se ne va. Il secondo capitolo della saga più insulsa che il cinema americano ricordi si apre così, snocciolando scatologia con cui piallare l’encefalo di attori, personaggi e spettatori. Stessa storia, stessi posti, stesse facce. Adam Sandler non è ancora stufo di produrre pellicole che divertono soltanto lui e il manipolo di perdigiorno che si porta dietro, con corollario di comprimari in bollitura o in cerca di arrotondare uno stipendio già sostanzioso, vedi Hayek, Bello e Buscemi. Le presenze di Shaquille O’Neal, Steve Austin e Taylor Lautner dovrebbero garantire a questo obbrobrio almeno un connotato scult, ma la comicità è davvero stracotta e ricicla il peggio del già non irresistibile filone demenziale made in Usa. «Mia moglie mi ha lasciato perché mi ha beccato a mangiare una banana col culo». E giù rutti, scoregge, feci usate al posto del cioccolato e tutto quel che può far divertire una sala piena di popcorn scaduti e impestata dall’odore dei nachos. Niente trama. Niente regia. Niente interpretazioni. Niente montaggio. Niente dialoghi. Niente cinema, solo un gruppo di (quasi) cinquantenni convinti di avere ancora 14 anni. E al prossimo che si lamenta dei nostri Zalone, Parenti e Vanzina, auguriamo una cura Ludovico con gli abominevoli bamboccioni.
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