Regia di Sergio Corbucci vedi scheda film
Gli anni '80 non trovano miglior espressione sotto forma cinematografica che in lavori di questo tipo: prodotti in serie, su sceneggiature di nessuna consistenza, volgarissimi (è molto più volgare una parolaccia fuori luogo che una scena pornografica nel contesto appropriato), si reggevano, per richiamare il pubblico, su qualche nome noto e mantenevano perfino meno di quel pochissimo che promettevano. La commedia all'italiana è morta da un po', ma qui se ne sta stuprando il cadavere ostentando oltraggiose dimostrazioni di sollazzo e giubilo. Fra Manfredi e Pozzetto chiaramente non esiste alcuna competizione, anche se il primo, involgarito e reso inoffensivo dalla storia, si produce in una prestazione per i suoi standard sciatta e di solo mestiere. C'è poco da discutere e ancor meno da vedere.
Due episodi: Pozzetto che fa il disegnatore hippy in blocco creativo, ma ritrova ispirazione in una misteriosa bella signora: ignora che è pagata dal suo editore proprio per risvegliare la sua fantasia; Manfredi che accoglie in casa la figlia ventenne di una sua vecchia fiamma; per risolvere la crisi della ragazza con il fidanzato, le racconta un vecchio aneddoto su di lui e sua madre. E poi se la bomba, sfiorando l'infarto.
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