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Piccole crepe, grossi guai

Regia di Pierre Salvadori vedi scheda film

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La recensione su Piccole crepe, grossi guai

di EightAndHalf
7 stelle

Tanto per cominciare, Dans la cour ha ricevuto una traduzione italiana vergognosa e senza precedenti, almeno dai tempi di Non drammatizziamo, è solo questione di cornaFrank Costello, faccia d'angelo: è strano che sia spesso il cinema francese l'obbiettivo principale di tale appiattimento che impone la distribuzione nostrana. A volte si vuole spacciare un film per una commedia (nel caso proprio di Dans la cour), a volte lo si vuole spacciare per un poliziesco de noantri, mai che si abbia il coraggio di riproporre il diretto impatto di un titolo come Le samourai, l'asetticità di un Domicile coniugale e, per finire, anche di un Dans la cour, nel cortile, intorno - anzi - al cortile di uno stabile in cui va a lavorare il disoccupato drogato ex cantante Antoine come portinaio, nonostante le esigue e insufficienti referenze. A convincere chi di dovere della sua assunzione è la bizzarra e impulsiva Mathilde, donna fragile ed ossessionata da una crepa nel muro di casa sua che diventa la ragione della sua intera vita e la maniera di espletare e rovesciare in qualcosa il suo latente e discontinuo stato di depressione. In tali condizioni - con le dovute ovvie differenze - si trova anche Antoine, che non è per nulla vicino al disintossicarsi e ha chiuso i battenti di un passato probabilmente benestante ma non soddisfaciente, almeno a livello emotivo.

 

Gustave Kervern, Catherine Deneuve

Piccole crepe, grossi guai (2014): Gustave Kervern, Catherine Deneuve

 

E' essenzialmente questo che rende Dans la cour una riflessione coinvolgente su alcuni esseri umani: la mancanza di un capro espiatorio. Se vogliamo Salvadori si attacca un po' alle solite "sventure della vita", ma non esagera in vittimismo, anzi, cerca di rendere problematica l'introspezione caratteriale dei suoi personaggi facendo del personaggio di Catherine Deneuve, Mathilde, una logorroica con un grande e delirante spirito di iniziativa, e inquadrando Antoine (interpretato dall'attore e regista Gustave Kervern) come un uomo oppresso da una vergogna di cui mai - per fortuna - si capiscono le cause, ma che lo frena anche nei normali rapporti umani. La giostra che circonda i due protagonisti è disturbante e spiazzante: l'intero condominio sembra essere popolato da persone come i due protagonisti, animi derelitti schiacciati dalla frustrazione, dall'ossessione, dalla droga, dalla seriosità, dalle illusioni. Nessuno si salva, in Dans la cour, non c'è proprio nessuno da invidiare e nessuno da imitare. Eppure, come già detto, non ci si accomoda nel vittimismo facile facile, ma si constata come simili carcasse umane possano entrare in contatto. Oltretutto, parliamo di uno stabile in un quartiere diciamo "bene" della Ville Lumière, comunque un luogo dove poter costruire alcune rassicuranti certezze borghesi che, com'è ovvio e prevedibile, si sgretolano. Ma non è questo il punto, Dans la cour è una commedia molto drammatica che usa l'umanesimo per trovare l'empatia, e riesce nel suo intento spiazzando, non giustificando né osando lanciarsi in spiegoni accomodanti; piuttosto il film funziona intristendo nella maniera più lodevole e pura. No, Dans la cour non è una commedia (come le altre): è un ironico e grottesco urlo di dolore in sordina, una splendida sfilata di attori in gran forma (la Deneuve non si smentisce, Kervern ha il physique du role che più si addice ad Antoine), una curiosa pellicola sul tedio immotivato del quotidiano. Forse con qualche esagerazione qua e là, e con alcuni momenti in cui si sfiora il piagnisteo, ma sempre dosato e misurato: un cinema francese permeato di una raffinatezza e di una delicatezza d'altri tempi.

 

Gustave Kervern, Catherine Deneuve

Piccole crepe, grossi guai (2014): Gustave Kervern, Catherine Deneuve

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