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Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate

Regia di Peter Jackson vedi scheda film

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La recensione su Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate

di alan smithee
8 stelle

locandina Comic Con

Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate (2014): locandina Comic Con

Ci risiamo: l’azione riprende come se il lungo anno esatto che ci separa temporalmente da dove eravamo rimasti noi spettatori, fosse trascorso in qualche rapida frazione di secondo; e dunque rieccoci in città, a Pontelagolungo (strutturata come una Venezia della notte dei tempi), dove c’è aria di fuga, panico e desolazione da quando nei cieli l’ombra oscura del drago Smaug ha ripreso a volare, saettando a sfiorare i tetti, dopo il malaugurato risveglio dal suo sonno secolare.

scena

Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate (2014): scena

Il coraggioso arciere Bard è incatenato in prigione e non può reagire, lui piccola infinitesimale formica piena di coraggio per affrontare il mostro ed unica flebile speranza per le sorti della cittadina.

Ma prima degli scarni titoli d’inizio, dopo neanche dieci minuti di concitata e strenua lotta impari, l’incubo è già debellato, in seguito ad un duello mozzafiato, ispirato inevitabilmente a Davide e Golia, tra i due contendenti.

Cate Blanchett, Ian McKellen

Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate (2014): Cate Blanchett, Ian McKellen

Ora la minaccia è un’altra: più sottile, mentale e meno fisica, inerente la brama di potere che tutto l’oro accumulato dal potente drago nei secoli, richiama su almeno cinque popolazioni che si contendono la preziosa eredità del mostro, ed il predominio di quelle terre: I Nani, affidabili e leali fino ad ora, al comando del coraggioso Thorin Scudodiquercia, si trovano spiazzati di fronte al fascino della corruzione che quel tesoro esercita sul loro capo; gli Umani, dopo la fuga del vigliacco governatore, si rimettono nelle mani del valoroso arciere che li ha salvati e si industriano per difendersi; gli Orchi, da sempre i più potenti e malvagi, si dirigono alla Montagna Solitaria, scrigno del tesoro immenso, per espugnarla ai nani, già insediatisi; gli Elfi, con Tauriel, Legolas, e Elrond si prodigano per soccorrere gli Umani ed i Nani, ma il loro capo li incita a non immischiarsi in questioni che non li riguardano. Bilbo Baggins è il solo rappresentante degli Hobbit coinvolto nella contesa e continuerà ad avvalersi dei poteri magici dell’anello per sopperire alla sua vulnerabilità e sopperire alla mancanza di carattere guerresco propria della sua razza. E poi pure i Mannari, le Aquile, tutti coinvolti in una contesa concitata lunga oltre due ore dove il mago Gandalf, l’eterea Galadriel e persino un collaborativo Saruman contribuiranno non poco a far tornare la pace e la giustizia in quelle terre tormentate e tanto desiderate, invise, agognate, in seguito alla scomparsa del loro leader e padrone incontrastato da secoli.

locandina

Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate (2014): locandina

Per Bilbo tutto ciò rappresenta la sua prima eroica impresa di gioventù, durata oltre tredici mesi, destinata ad essere ricordata per secoli e alla quale seguirà, ben centodieci anni dopo, l’avventura dell’Anello in cui l’ormai vecchio Hobbit cederà il proprio tesoro al frodo che ormai tutti conosciamo, per iniziare l’epica in tre puntate de Il signore degli Anelli.

Questo terzo capitolo conclude in modo esemplare un’epica che, rispetto alla prima trilogia, fondata su un romanzo di base ben più corposo, pareva più pregna di avvenimenti e meno vittima di lungaggini studiate ad arte per espandere la materia e fare il bis di incassi.

scena

Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate (2014): scena

Tuttavia questo terzo episodio è rutilante, concitato e teso a tal punto, con le sue riprese vertiginose, le emozioni che si porta dietro coinvolgendo lo spettatore in modo totalizzante, da concludere al meglio un’operazione furba e calcolata certo, ma diretta con le migliori ambizioni e capacità dal regista cardine dell’action e del fantasy. Ma è anche spiazzante per la scelta di chiudere in modo esemplare - per tensione, impatto emotivo - ma certo sbrigativo ed anticipatore, la sfida col nemico numero uno, ovvero il drago. Jackson infatti, ed i suoi sceneggiatori in testa, preferiscono, in questo loro dilatare il romanzo al contrario sintetico di Tolkien, prodigarsi a raccontare i nefasti poteri seduttivi della ricchezza: l'oro che svia le coscienze anche più incorruttibili, corrompe e seduce traviando pure le menti più giuste. Da qui la partita finale per aggiudicarsi un regno, il suo tesoro, il predominio di un popolo sugli altri.

Luke Evans, Orlando Bloom

Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate (2014): Luke Evans, Orlando Bloom

Popoli in lotta per la sopravvivenza da una parte, o per il predominio e la sottomissione dall’altra; la storia del mondo è sempre uguale e l’avidità, l’arroganza, la cattiveria finiscono per avere quasi sempre la meglio sulla mitezza e la bontà d’animo. Per questo la magia bianca, come una religione o un dogma positivo, deve intervenire per ristabilire le sorti che nemmeno la scaltrezza o il coraggio di pochi grandi valorosi sarebbero sufficienti per far trionfare la giustizia ed il bene.

Luke Evans

Lo Hobbit: La Battaglia delle Cinque Armate (2014): Luke Evans

Ottimi interpreti come Richard Armitage, Ian McKellen, Martin Freeman, Cate Blanchett che appare cinque minuti ma non si scorda, ed l’ormai lanciatissimo ed efficace Luke Evans (un nuovo Viggo Mortensen) consentono a Peter Jackson di alternare la sorpresa di effetti speciali che magari non ci sorprendono più come ai tempi della “Compagnia dell’Anello”, ma di certo non ci lasciano inermi e freddi, consentendo al film di emozionare pure per l’impatto recitativo quasi teatrale che certe riprese di volti e sguardi riescono a creare all’interno di tutto questo carosello concitato di battaglie e duelli senza fine.

 

 

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